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Al lupo (e al cervo)

Ancora in questi giorni leggendo i quotidiani ho notato che in molte località del Ticino gli agricoltori si lamentano della presenza del lupo e ancora meglio della presenza di branchi di lupi e non di certo gli ambientalisti o i Verdi che tollerano questi animali sul nostro territorio. A breve termine gli alpeggi assai scomodi delle Valli verranno abbandonati dagli allevatori. Mio padre (nato nel 1883) mi raccontava di non aver mai avuto riscontro su avvistamenti di lupi nella nostra regione. Tuttavia ai Monti del Cassinarescio a 1’550 m s.l.m, dove posseggo dei prati, a nord c’è una lingua di bosco che sale sino a quasi 1’900 m s.l.m. e circa a 200 m più a nord di tale lingua vi sono pascoli collegati da un comodo sentiero e a circa metà percorso c’erano due buche rotonde in sassi in perfetta posa di circa 20 m l’una dall’altra che misuravano 1,50 m di diametro e 3,50 m di profondità dove venivano sacrificati un capretto o un agnello con un po’ di fieno e una ciotola di acqua per attirare il lupo. Negli scorsi giorni a Olivone in zona Polisport vi sono state delle predazioni da parte di questo animale, però nessuno del luogo è stato informato dall’Ufficio caccia e pesca. E non mi si venga a dire che con cani o fili elettrici si tiene lontano il lupo. Il signor Putelli dell’Ufficio caccia e pesca ha affermato che la convivenza con i grandi predatori è di trovare il giusto equilibrio fra i vari interessati e i funzionari si ostinano a ripetere sempre le stesse motivazioni e continuando sulla medesima morbida linea. Invito gli allevatori di bestiame in particolar modo quelli con pecore o capre di cercarsi un nuovo lavoro e abbandonare suddetti animali e gli alpeggi. Forse un giorno, non lontano, le nostre autorità federali e cantonali se ne accorgeranno della libertà data agli ambientalisti e ai Verdi. Anche con i cervi non sono tutte rose. Questi animali sono apparsi negli anni 1950-60 e negli anni dal 2000 quando a primavera i guardacaccia eseguono il censimento della specie nel nostro cantone in molti casi si verificava che in un prato di circa 25’000 m2 si potevano contare oltre 50 cervi a pascolare. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

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