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Ucraina, neutralità e credibilità

Sono contenta che la Svizzera abbia deciso di seguire le sanzioni europee contro la Russia. Come la nonviolenza non indica passività, nemmeno la neutralità. Viste le flagranti violazioni del diritto internazionale, era il minimo che poteva fare. Anzi, poiché sbandieriamo tanto le nostre neutralità e tradizione umanitaria, avremmo potuto dimostrare i nostri "buoni uffici" in maniera molto più attiva prima dello scoppio della guerra (che malgrado alcune voci smentivano, troppi erano i segnali in questa direzione, senza bisogno di essere un esperto), addirittura "smarcarci" dall’Unione europea per tenere una posizione propria e agire davvero da neutrali (e indipendenti).

Mi piacciono meno il buonismo e l’ipocrisia dimostrati: il conflitto non è nuovo, dal 2014 sono già morte decine di migliaia di persone, ma agiamo solo ora perché sentiamo il conflitto vicino alla porta di casa. Fino a poco tempo fa, non avevamo nessuna remora nel fare business con Putin (un autocrate, per non dire dittatore) e i suoi vassalli (gli oligarchi): money talks.

Sarebbe ora d’introdurre un po’ di etica e d’ideali nel decidere con chi facciamo affari, in nome di quei valori umanistici che professiamo nelle nostre democrazie. Fino ad allora saremo anche noi responsabili indirettamente dei soprusi commessi da questi e molti altri tetri personaggi.

E siamo così superficiali, vuoti e succubi ai bisogni innecessari inculcatici, che non so se difenderemmo la nostra democrazia, la libertà (quella vera) e il nostro Paese con il coraggio, la tenacia e la fierezza del popolo ucraino.

Comunque vada a finire, i potenti continueranno con i loro banchetti, mentre chi pagherà le dure conseguenze della guerra saranno sempre gli "ultimi", i più deboli, in Ucraina, in Russia, in Europa e nel resto del mondo.

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