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Quando l’omeopatia non basta

Preferisco curarmi con l’omeopatia, ma oggi la mia dottoressa mi ha prescritto un antibiotico. Avevo strappato una pellicina dall’unghia del pollice, e ora ho una bella bugna sul dito che pulsa. Fosse successo cento anni fa, può darsi che me la sarei cavata con poco, ma può darsi che l’infezione si sarebbe estesa e che avrei perso il pollice, la mano o l’avambraccio. Oppure che sarei passato a miglior vita per setticemia. In caso di orticaria, eruzione cutanea estesa, arrossamenti cutanei, colorazione giallastra della pelle o della sclera, dolori addominali o vomito, episodi diarroici gravi, con perdita di sangue o persistenti, problemi respiratori sotto forma di crisi asmatiche e raffreddore da fieno o altri effetti collaterali non descritti sopra, dovrei consultare subito il mio medico. E ci mancherebbe. C’è pure la possibilità di febbre, tumefazione dei linfonodi e anomalie dei valori del sangue, per non parlare di micosi, vertigini, cefalea e quant’altro. Preferisco correre tutti questi rischi (remoti) a quello (non tanto remoto) di una setticemia e prenderò l’antibiotico. So che non c’è una garanzia assoluta, ma riduciamo comunque la probabilità da 50% a meno di 0,5%. L’avrete indovinato: mi sono pure fatto vaccinare contro il Covid-19. E il 28 novembre voterò sì alla legge Covid, convinto.

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