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Pratiche del passato, non certo attuali

Non intendo replicare alle veementi parole di Andrea Ghiringhelli, che certo non fanno onore al rappresentante della cultura che lui vuole essere. Mi rallegro che da storico abbia ricordato pratiche di assunzioni lontane da quelle attuali, perché, dall’esperienza acquisita nell’Amministrazione cantonale, certamente egli sa bene che l’uso di criteri diversi da quello della competenza non fa che creare gravi disagi nel lungo termine.

Da quando dirigo la Divisione della cultura e degli studi universitari è sempre stato chiaro che per le assunzioni siano la qualità e le competenze richieste dai singoli concorsi a contare, concorsi per i cui preavvisi ho fatto capo a commissioni di esperti anche esterni. È il caso dei due concorsi da Ghiringhelli menzionati, che richiedono conoscenze disciplinari, ma anche di gestione e programmazione. Posso rassicurare il mio interlocutore che lavoreremo in serenità alla valutazione delle candidature prima di sottoporle a chi di dovere.

Le tempistiche (anche queste dovrebbe conoscerle), al netto delle vacanze non godute da recuperare prima del termine del mandato, sono normali: nel caso dell’archivio di Stato (che ai tempi in cui lo dirigeva lo stesso Ghiringhelli non disponeva nemmeno di un direttore a esso interamente dedicato) il bando ha raggiunto l’interesse di candidati d’eccezione non solo locali, ma anche nazionali e internazionali. Bisogna dunque tener conto che, qualora si puntasse su questi profili, gli interessati o le interessate non sono disponibili subito, ma devono organizzare vita professionale e familiare e rimodulare le loro attività, cosa che facilmente dura dei mesi.

Anche per quanto riguarda la Pinacoteca la tempistica è dettata da ragioni di programmazione. Come Ghiringhelli ben saprà, le mostre vanno organizzate con un anticipo di almeno un anno e, per non lasciare scoperte le due mostre del 2024, si impone una scelta in anticipo. L’età di Ghiringhelli, infine, gli permette di ricordare che l’attuale direttrice, quando fu nominata conservatrice trent’anni fa, non aveva il ruolo di direttrice, funzione che ha assunto solo in anni recenti, senza variare la qualità delle proposte culturali. Molti allora osservarono la giovane età, ma le diedero fiducia. Non vedo perché non si possa, se del caso, darne altrettanta ad altre figure che sapranno dare il giusto rilievo alla Pinacoteca, in un panorama non facile e competitivo.

* direttrice della Divisione della cultura e degli studi universitari

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La signora divisionaria della cultura deve aver colto di sghembo le mie osservazioni, forse per lettura troppo affrettata. Dissi che nel passato le pratiche clientelari erano avallate dal sistema, ma pure ho aggiunto che le tracce sono ben visibili anche oggi. Come direttore dell’Archivio di Stato dal 1986 al 2014, a tempo pieno (preciso) e con cariche aggiuntive, le ho intraviste a più riprese, queste tracce. Quindi parlare di pratiche del passato significa semplicemente non cogliere la realtà fattuale. Fa bene, la divisionaria, a ribadire che l’uso di criteri diversi da quelli della competenza non fa che creare disagi a lungo termine. Appunto, siamo in sintonia perché è quanto ho scritto: la competenza fa difetto in certi ambienti e il risultato si tocca. Ed è ciò, per quanto osservo, che intravedono in molti, a giudicare dalle prese di posizione apparse in questi giorni. Per il resto ribadisco parola per parola quanto scritto.

Comunque il discorso si apre e non si chiude.

Andrea Ghiringhelli

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