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Non lasciamo le persone fuori dalla porta!

Non ci esprimiamo in questa sede sulle strategie intraprese dal mondo della scuola per favorire o meno l’inclusione di cui parla Aron Piezzi, ma su un’affermazione che fa un po’ da fil rouge a tutto il suo scritto: «L’inclusione è certamente un obiettivo da perseguire come mezzo di coesione sociale importante, ma non un fine da perseguire a ogni costo». Questa dichiarazione non può lasciarci indifferenti: risuona obsoleta e non più accettabile ai giorni nostri e alle nostre latitudini. Non solo, un pensiero del genere sottolinea bene come un cambio di paradigma sia necessario nella nostra società.

Il nostro Paese ha sottoscritto un accordo fondamentale nel 2014: la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità (Cdpd). Questo accordo vuole promuovere, proteggere e garantire il pieno e uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità. Per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri.

Un accordo importante anche se in questi anni non tutti i punti della Cdpd sono stati portati avanti. Ancora molte disuguaglianze, molta segregazione sociale è quotidianamente vissuta dalle persone con andicap, nonostante i progressi fatti dalla nostra società negli ultimi anni.

Da cinquant’anni ogni giorno noi di inclusione andicap ticino ci battiamo affinché le difficoltà che le persone con disabilità incontrano – barriere architettoniche, pregiudizio e ingiustizie di varia natura – vengano abbattute; troppi infatti sono ancora gli ostacoli che impediscono a chi ha un problema di salute di vivere in modo autonomo e di poter accedere a determinati servizi. L’essere umano ha infatti progettato spazi, servizi e oggetti che spesso sono accessibili solo a una parte della popolazione. La società, purtroppo, attualmente presenta delle discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità. Pensiamo per esempio agli edifici, che spesso non sono accessibili (ingressi con scalini, assenza di ascensori, bagni inaccessibili e porte strette che non permettono il passaggio per chi è in sedia a rotelle). Che dire poi dei musei, molti dei quali non permettono a chi ha un andicap visivo di fruire dell’arte (assenza di audioguide che spieghino nel dettaglio i quadri o di modellini tattili). Per chi è sordo invece spesso è difficile accedere all’informazione, poiché alla classica comunicazione orale non viene affiancata una comunicazione scritta o non sono presenti interpreti in lingua dei segni. Quello che serve per eliminare le discriminazioni, abbattere gli ostacoli e fare in modo che la nostra società diventi davvero inclusiva nella scuola come nella società è cambiare la nostra mentalità: si tratta di un processo complesso ma crediamo fermamente che una società per tutti sia non solo possibile, ma auspicabile.

Proprio in queste ultime settimane è stato fatto un ulteriore passo avanti: lo scorso 21 ottobre sono state consegnate a palazzo federale 13’000 firme. Lo scopo? Acquisire un diritto fondamentale: finora se in Svizzera viene violato un diritto a una persona con disabilità, questa – dopo gli iter burocratici del caso – non si può rivolgere al Comitato Onu per le persone con disabilità. Una discriminazione vera e propria. Con questo passo si dovrebbe finalmente raggiungere la piena partecipazione alla società da parte delle persone con disabilità. Ciò almeno a livello di legge. Un altro capitolo è quello dell’accessibilità – entrare in un determinato ambiente fisico, poter usufruire dei trasporti, delle informazioni, nonché di tutte le attrezzature e dei servizi destinati al pubblico. Tutto ciò, insomma, che favorirebbe il poter vivere appieno la propria vita in una società in cui ci si senta inclusi, nonostante le difficoltà personali.

Non è forse questo un fine da perseguire a ogni costo?

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