I dibattiti

Lupo: è tempo d’agire prima che sia troppo tardi

Dopo gli avvistamenti a Olivone e le recenti predazioni di bovini in Val di Blenio, urgono provvedimenti drastici e risolutivi

Claudia Boschetti Straub
(Ti-Press)

Gli studi sono chiari e ora è risaputo che su tutto l’arco alpino vi sono 300 branchi di lupi, di cui 16 in Svizzera dove sono presenti 150 esemplari. Un aumento esponenziale che non lascia presagire niente di buono. La specie stessa non ha più spazio sufficiente e, spinta dalla ricerca di territorio vivibile e cibo, inevitabilmente s’avvicina sempre più alle stalle, alle abitazioni e alle attività umane. Pensare che la natura faccia il suo corso trovando il giusto equilibro, per un animale che era da tempo estinto, si è dimostrato palesemente impossibile e solo l’uomo potrà dare una mano a risolvere questo problema. Gli ultimi avvenimenti in Val di Blenio (aumento dei ritrovamenti di capi di bestiame, persino bovino, sbranati vivi e straziati) confermano i timori che da più fronti erano da tempo manifesti in varie forme e segnalano una situazione che è decisamente fuori controllo. Gli allevatori, già confrontati con numerose difficoltà, sono profondamente toccati, si sentono abbandonati da una comunità che non li protegge a sufficienza, che continua a negare il problema, che si lava la coscienza studiando regolamenti complessi per calcolare eventuali nuove indennità, utili ma che non risolvono di certo il problema.

Oltre al laborioso iter previsto per ottenere l’indennizzo dei capi uccisi, come verranno considerati i capi dispersi, terrorizzati o feriti? Beneficeranno di uno statuto speciale sino al prossimo spiacevole incontro? Persino i famosi cani pastore che dovevano essere risolutivi, si sono dimostrati inefficaci e addirittura pericolosi, come testimoniano parecchi escursionisti.

Le recenti immagini degli animali trovati morti hanno colpito tutta la popolazione, che si sente ora veramente intimorita. Già lo scorso inverno, negli scarsissimi giorni di neve, gli abitanti di Blenio si sono ritrovati in giardino cervi agonizzanti e i numerosi avvistamenti di lupi nei pressi degli abitati ne confermavano la stanzialità provocando un certo iniziale timore. Una situazione che ora, con l’aumento dei branchi nelle regioni grigionesi limitrofe della Lumnezia e del Beverin, non lascia presagire un bel clima, soprattutto in previsione della stagione invernale. Sembra che a livello cantonale e federale qualcosa si muova, ma nel frattempo il lupo gira indisturbato tra un cantone e l’altro, tra una nazione e l’altra, provocando aggressioni in ogni dove.

La giustificata preoccupazione è dunque arrivata a un grado insostenibile. Non solo nel mondo agricolo: residenti, visitatori, sportivi, gruppi e famiglie hanno sviluppato una certa forma di disagio e per una regione che punta sul territorio e il turismo, non è un aspetto da sottovalutare. Perciò auspico vivamente che arrivino urgentemente dei provvedimenti drastici e risolutivi, perché non vorrei proprio che s’aspettasse a intervenire duramente solo quando sarà un essere umano a subire un’aggressione.

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