TRIBUNA LIBERA

Dal Greenwashing al Peacewashing

I fondi ‘Esg’, ‘ecologici’ e ‘sociali’, piacciono sempre di più. Ma facciamo attenzione alle relazioni con Paesi poco raccomandabili

(Ti-Press)

La Finma si occupa anche della lotta contro il "greenwashing" (potremmo definirlo "eco-riciclaggio"). Su quale mercato? In Svizzera, già nel 2020, gli investimenti cosiddetti sostenibili erano aumentati del 31%, raggiungendo la quota di 1’520 miliardi ormai superata da tempo. Infatti, i fondi d’investimento che applicano un approccio sostenibile stanno superando i fondi tradizionali: in effetti, la partecipazione di investitori privati aumenta con un tasso di crescita del 72% in rapporto all’anno precedente, contro il 20% di aumento per gli investitori istituzionali.

In mancanza di criteri oggettivi e di definizioni, la Finma rinvia alla cosiddetta "Guida per l’integrazione dei fattori Esg nell’ambito della consulenza alla clientela privata", edita dall’Associazione svizzera dei banchieri nel giugno 2020. È ancora l’Asb che, il 28 giugno 2022, ha promulgato due Direttive di autoregolamentazione riguardanti la finanza sostenibile, evidentemente finalizzate a prevenire il cosiddetto "éco-blanchiment" ("Greenwashing") nel quadro dell’attività dei consulenti in investimento e dei gestori patrimoniali. Vengono così precisati gli obblighi da parte dei consulenti, relativamente agli investimenti Esg, con riferimento agli obblighi generali d’informazione previsti dalla Legge federale sui servizi finanziari.

Esg, questione ingarbugliata

La complessità delle questioni da esaminare renderà indispensabile per i consulenti finanziari una formazione di base e un aggiornamento permanente riguardo al contenuto dei criteri Esg, tanto più che si prospetta anche l’approvazione da parte dell’Unione Europea di un nuovo sistema complesso di tassonomia, che potrebbe rendersi obbligatorio nei confronti dei clienti Ue attivi in territorio svizzero.

Questa esigenza diventa acuta, poiché l’acronimo Esg non può più essere declinato soltanto considerando la sua prima componente (environment, l’ambiente), bensì anche la seconda (sociale) e la terza (governance), ciò che impone di tenere conto delle evoluzioni geopolitiche in corso, considerando in particolare quei regimi dittatoriali che si stanno rendendo responsabili di crimini contro l’umanità e di genocidio su vasta scala, ossia, primi fra tutti, i regimi comunisti della Russia e della Cina.

In caso di violazione di questi criteri oggettivi, gli intermediari finanziari si espongono persino al rischio di procedure giudiziarie per risarcimento dei danni, come pure al rischio di denuncia per concorrenza sleale. Sempre in questo solco, l’Associazione svizzera per la gestione patrimoniale (Asset Management Association Switzerland / Amas) e l’Associazione Swiss Sustainable Finance (Ssf) pubblicano raccomandazioni riguardanti le esigenze minime e la trasparenza per i prodotti d’investimento sostenibili. Da parte sua il Consiglio Federale, dando seguito a un mandato del Parlamento, si è parimenti già pronunciato a favore di misure di trasparenza, destinate a evitare il cosiddetto Greenwashing, allo scopo di promuovere la conclusione di accordi settoriali con gli attori sul mercato finanziario.

Il nodo russo...

Nella sua risoluzione contro l’invasione russa dell’Ucraina, la Ssf ha incoraggiato i suoi membri a rafforzare l’applicazione dei Principi delle Nazioni Unite riguardanti i Diritti umani, ponendo quindi anche la pace e la cooperazione al cuore della finanza sostenibile. Sempre su quest’onda, Ssf ha pubblicato un manifesto intitolato "Politica di esclusione delle armi controverse". Anche l’Associazione svizzera dei banchieri, il 4 marzo 2022, deplorando l’aggressione militare russa contro l’Ucraina, ha escluso due banche russe dalla sua Associazione, confermando che l’integrità e la reputazione sono fattori chiave per la piazza finanziaria. Il settore delle multinazionali ha reagito in modo ancora più radicale: si stima infatti che circa 400 si siano decise a ridurre i loro investimenti, oppure a sospendere ogni attività, oppure a ritirarsi totalmente dal territorio russo.

Nei Paesi occidentali la pressione in questo senso diventa sempre più pesante. Jeffrey Sonnenfeld di Yale: "Fino a quando il pubblico continuerà a tollerare che delle multinazionali continuino a iniettare soldi in un’economia marcia?". In effetti, un sondaggio ha rilevato che il 75% degli americani si pronunciava a favore di quelle società che avevano spezzato totalmente i loro legami con la Russia.

Ecco, pertanto, che nel sito di Ubs si legge quanto segue: "Il sentimento dei consumatori trasforma una questione etica in una questione finanziaria, nell’epoca Esg gli investimenti in Russia debbono essere in linea con le aspettative degli azionisti". Anche nel suo libro intitolato "Rischio geopolitico" Katrin Huder, già Segretaria di Stato del Ministero della Difesa tedesco, raccomandava alle imprese germaniche di tenere maggiormente in conto i fattori geopolitici nell’ambito della loro strategia.

... e quello cinese

Ma è il turno anche della Cina, diventato primo partner commerciale della Germania e diventato terzo partner commerciale della Svizzera grazie al famigerato Accordo di libero scambio approvato dal Parlamento svizzero nel 2013, dove, per la prima volta, erano state intenzionalmente stralciate le clausole di protezione dei Diritti Umani e contro i lavori forzati.

Ormai il Partito comunista cinese viene qualificato come un rivale sistemico sul piano dei valori. Infatti, proprio pochi giorni prima dell’aggressione militare russa, nel comunicato stampa comune pubblicato da Xi Jinping e da Vladimir Putin in occasione dei Giochi olimpici invernali di Pechino, entrambi avevano denunciato "l’influenza negativa della strategia degli Stati Uniti per la pace e la stabilità".

Si tratta del medesimo frasario utilizzato dal Ministro degli Esteri russo, Lavrov, in occasione dell’incontro al vertice del G20 in Indonesia, quando dichiarò che "Russia e Cina collaborano per nuovi valori democratici". Infatti, ora conducono manovre militari congiunte.

Intanto la maggioranza del Parlamento svizzero e quella del Consiglio federale insistono per la strategia del "dialogo" e per il mantenimento del suddetto famigerato Accordo di libero scambio con la Cina. Peacewashing.

Questo articolo è comparso in francese sulla Tribune de Genève

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