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È così difficile aiutare i benzinai?

La situazione attuale, con il prolungarsi delle massicce agevolazioni fiscali sul prezzo della benzina nei Paesi confinanti con la Svizzera, Italia, Francia e Germania, è gravissima. La differenza di prezzo, in taluni casi, sfiora gli 0,50 franchi al litro.

L’atteggiamento dei nostri governanti cantonali, ma soprattutto federali è inspiegabile.

In effetti, da una parte gli stessi non possono non essere ben coscienti che una tale differenza di prezzo provoca un flusso massiccio di consumatori verso pompe di benzina estremamente convenienti rispetto al prezzo praticato in Svizzera, e dall’altra, sempre i nostri politici rifiutano pervicacemente ogni forma di aiuto nei confronti di una situazione già presente da mesi che si prolungherà ancora per parecchio. Dico un’ovvietà e cioè che le zone di confine, che includono pur sempre anche Ginevra, non comprendono nessuna delle grosse città della Svizzera tedesca, né Berna né Zurigo, il cuore economico della Svizzera, e questo fatto già basta verosimilmente per giustificare un disinteresse irrazionale. Azzardo poi altre ipotesi per tentare di spiegare tale assurdo atteggiamento.

I carburanti fossili oggi sono tutt’altro che "trendy" e quindi un politico che si interessi a un tema del genere rischia davvero di perdere parecchi punti di popolarità e ciò malgrado tutti, o comunque la maggior parte della popolazione svizzera, siano ancora massicci consumatori di carburanti. Quindi si assiste ad una sorta di schizofrenia rispetto ad una realtà tanto evidente quanto negata. È peraltro un’altra triste ovvietà che determinati settori economici, quando sono posti sotto pressione in maniera così intensa e per periodi prolungati, provochino danni economici a catena per tutto il tessuto e quindi ancora per tutti i cittadini, difficilmente misurabili nel futuro. Già solo questa ragione, a fronte di una situazione di fatto di una chiarezza disarmante, dovrebbe indurre i nostri governanti federali, ma anche cantonali, ad intervenire finalmente per prevenire almeno i nefasti effetti che ci aspettano per almeno altri due mesi. Il settore è letteralmente con l’acqua alla gola e se non si fa niente per contrastare l’effetto di queste decisioni politiche estere, che evidentemente non hanno alcuna corresponsabilità da parte degli operatori nel settore in Svizzera, il conto da pagare sarà senz’altro salato, per tutti. Ma in tempi di fregola da pareggio dei bilanci statali è un messaggio difficile da far passare.

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