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Un decreto che ‘taglia’ la speranza

"Tagliare oggi per non tagliare domani". Siamo arrivati al paradosso per i sostenitori del Decreto che impone in brevissimo tempo il pareggio ai conti cantonali. L’intento sembra chiaro: non perdiamo tempo e tagliamo la spesa subito, servizi sociosanitari compresi. E sì, la misura toccherebbe anche le case per anziani, le cure a domicilio, le strutture per persone con disabilità, gli asili nidi e i centri extra-scolastici. Altrimenti non si spiega la bocciatura dell’emendamento che chiedeva l’esclusione proprio di queste spese: nulla va eslcuso.

Eppure, invece di contenere è il momento di investire nel futuro del nostro povero cantone. Ultimo come stipendi medi, come potere di acquisto della popolazione e tra gli ultimi tra rapporto tra spesa pubblica e Pil. Vogliamo arrivare ultimissimi anche in questa particolare classifica?

Non servono conti dello Stato floridissimi e tasche dei cittadini vuote. Soprattutto non serve uno Stato che si limita a fare il piccolo contabile limando qua e là. Abbiamo urgente bisogno di creare le condizioni politiche, economiche e sociali per rilanciare le prospettive future, nostre e dei nostri figli e nipoti.

"Guardando al futuro, le locomotive in Ticino sono la biomedicina, l’informatica, l’intelligenza artificiale. Ma per crescere servono visioni forti e condivise e per essere competitivi servono più investimenti". Che bella ventata di energia e di speranza nell’ottimo approfondimento di Simonetta Caratti su laRegione che ci racconta le vite e i pensieri di tre ricercatori ticinesi di alto livello rientrati a casa. Come positive sono le notizie che arrivano regolarmente in merito al nuovo stabilimento delle Officine a Castione, ultima in ordine di tempo l’acquisizione della manutenzione dei convogli della Schweizerische Südostbahn, i treni Sob color caffelatte per intenderci.

Ma tutto questo non cade dal cielo. La politica deve iniettare nella società coraggio e visioni. E soprattutto occorre investire risorse pubbliche per trainare quelle private. "Un franco investito nella ricerca ne genera tre in termini di nuovi posti di lavoro, brevetti, scoperte" afferma un professore dell’Eoc attivo nella ricerca di punta.

Ma non solo investimenti. Tra i parametri di attrattività economica, si tende a sovrastimare l’importanza della fiscalità e dimenticare completamente la qualità dei servizi pubblici. Certi imprenditori da capannone guardano solo all’ottimizzazione fiscale e alla disponibilità di manodopera a basso costo residente all’estero, mentre per molti altri, la vera differenza nel scegliere di installarsi da noi, la fanno anche la presenza di servizi efficaci: amministrazioni pubbliche efficienti, trasporti, sanità, previdenza sociale.

Il Servizio pubblico deve poter continuare a rispondere bene alle aspettative dei cittadini e delle imprese e non pesare ulteriormente sulle tasche di tutti con balzelli e spese varie.

Recentemente, l’economista e professore Supsi Spartaco Greppi ci ricorda dal sito naufraghi.ch come il debito pubblico non è quella sciagura che si vuole dipingere. Lo Stato non è un’economia domestica e – con misura – può rimanere indebitato. Anzi è positivo che lo sia. Qualsiasi attività importante, per raggiungere il suo scopo, ha bisogno di prestiti e di debiti, anche se chiaramente non fuori controllo. Come del resto è il caso di molte famiglie che fanno un debito in banca per acquistare una casa. Un debito che chiamiamo volentieri un investimento per il futuro.

Oggi i conti dello Stato sono sotto controllo e i meccanismi in vigore permettono una loro evoluzione equilibrata, andando a limare le uscite a medio-lungo termine. Il Decreto Morisoli invece ci ruba margini di manovra per sognare, pensare e costruire il futuro di questo cantone.

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