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La scienza allerta, ma la Rsi ascolta solo con un orecchio

L’emergenza ambientale è largamente attestata all’interno della comunità scientifica, ma gli argomenti spesso non varcano le porte delle università. Nel nostro quotidiano non ne sentiamo che un’eco confusa, mentre fioriscono complesse discussioni sul clima e i suoi stretti legami con la salute, la sicurezza alimentare, la migrazione e le disuguaglianze sociali. Eppure, la crisi climatica non è solo una questione da scienziati/e; influenza la vita di tutti/e noi e abbiamo il diritto di essere correttamente informati/e. La domanda si pone allora da sola: al di fuori del mondo scientifico, siamo davvero in chiaro su cosa sta succedendo?

In febbraio è stata pubblicata la seconda parte di uno dei rapporti scientifici più importanti al mondo: 3’600 pagine che evidenziano la gravità della crisi ambientale e la necessità di agire immediatamente. I rapporti dell’Ipcc (gruppo scientifico istituito dall’Onu) mostrano le ultime scoperte scientifiche legate ai cambiamenti climatici e sono indubbiamente di cruciale importanza. Dati gli scarsi minuti spesi per annunciare la pubblicazione del recente rapporto, c’è ancora un grande lavoro giornalistico da fare. Abbiamo più che mai bisogno di contenuti mediatici semplici e chiari, che spieghino la sostanza di questi rapporti e le soluzioni da mettere in atto. Con una lettera aperta alla Rsi – interpellata per il suo prezioso ruolo di media pubblico – 150 cittadini e cittadine hanno dunque chiesto che la tematica venga trattata con l’attenzione che merita. Siamo fiduciose che la Rsi sia all’altezza della sfida e che, con intelligenza e ingegno, proporrà nei suoi programmi faro il suo contributo alla scelta di un futuro vivibile.

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