laR+ I dibattiti

L’era delle grandi discariche è chiusa

Il Gran Consiglio ha dibattuto la scorsa settimana sulla gestione degli inerti, e più in generale dei rifiuti edili nel nostro Cantone. Lo spunto è stata l’iniziativa del Partito comunista per limitare i trasporti d’inerti, fonte di polvere, rumore, inquinamento e traffico. Da tutte le anime del parlamento è emersa la centralità della questione.

Purtroppo il ministro Zali non ha voluto esprimersi, a differenza delle discussioni sui consuntivi e sui preventivi, in cui il Partito comunista porta regolarmente alla ribalta il concetto di "urban mining" (tema di una mozione pendente), da interpretarsi in italiano con "estrazione mineraria urbana" che altro non è che un riciclo pressoché completo del materiale da costruzione. In un’ottica ambientalista si chiede di riutilizzare le materie prime delle infrastrutture giunte al termine della loro esistenza, garantendo grazie a una cernita il reinserimento delle varie componenti nel ciclo dei materiali privi di sostanze inquinanti e selezionati per tipo. Nell’ambito dell’economia circolare la conservazione delle risorse, la riduzione degli impatti ambientali così come l’eliminazione degli inquinanti e il contenimento dei volumi delle discariche sono i principali obiettivi del concetto di "urban mining" nella gestione dei rifiuti e delle risorse. Gli edifici fatiscenti e da demolire rappresentano un insieme di materie prime fondamentali per un’edilizia sostenibile che per il loro valore non dovrebbe essere depositato nelle discariche.

Non nascondiamo lo scopo reale dell’iniziativa del Partito comunista: sancire l’inutilità della nuova discarica alla Buzza di Biasca. Penso che ci siamo riusciti, sebbene il Puc (Piano d’utilizzazione cantonale) messo in consultazione non ne prenda ancora atto. Verrà il tempo di discuterne nuovamente sui banchi del Gran Consiglio, ma già da ora possiamo introdurre, come chiede anche il rapporto della commissione, il principio che "i rifiuti si smaltiscono e si riciclano là dove sono prodotti", le valli non sono il deposito inestinguibile degli scarti del progresso (queste le parole dell’interrogazione La Mantia/Celio del 2019). Nel caso specifico della Buzza di Biasca significa realizzare un volume inferiore agli 1.4 milioni di metri cubi previsti, riducendo così il numero di camion al giorno in direzione della discarica rispetto ai 70 veicoli al giorno stimati. Sottoceneri e Locarnese sono le regioni più deficitarie, alle quali dovrebbe porre rimedio nel corto termine la Buzza di Biasca, assai più lontana ma – sfortuna sua – ben allacciata all’autostrada.

Come scrivono Fabio Schnellmann e colleghi: è "nell’interesse di tutti limitare i chilometri di trasporto". Altrettanto rilevante la conclusione del rapporto che invita "il Consiglio di Stato a trovare celermente soluzioni sul nostro territorio per la creazione di nuove discariche presso i centri di produzione d’inerti, insieme a depositi di stoccaggio e riciclaggio provvisori, al fine di evitare inutili e lunghi spostamenti ai trasportatori ed evitare pure di portare inerti e risorse finanziarie oltre confine".

Il Partito comunista si augura davvero che questo possa essere il punto di partenza per attuare il cambio di paradigma necessario nella gestione delle discariche: ovvero il passaggio da un sistema di grandi depositi discosti nelle aree periferiche a un sistema invece di piazze di riciclaggio temporanee nelle vicinanze dei cantieri, che potrà al contempo "evitare lo spreco di tempo e risorse per le procedure di pianificazione molto esose" con una trafila più snella e diretta

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