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Sanità: mettiamoci d’accordo su dove si può risparmiare

È sempre un gran parlare quando vengono pubblicati i dati sui premi di cassa malati. Chi grida allo scandalo, chi si rallegra, chi si confronta con gli altri e chi commenta che considerata la situazione attuale poteva andare peggio. Settembre è un po’ l’unico momento in cui si prende posizione in modo deciso e declamatorio sulla sanità, sulle assicurazioni malattia, sui medici, sulle ingorde case farmaceutiche, sui laboratori e sul sistema in generale. Interessante invece sarebbe capire cosa si muove tra una comunicazione dei premi e l’altra visto che nella maggior parte dei casi si parla sempre di aumenti di costi. Naturalmente la responsabilità individuale e la prevenzione giocano un ruolo importante. Eppure, alcuni sviluppi sono in divenire. Ci si lamenta da tempo che il progresso – che in tutti i campi della società ha portato a efficienze e a riduzioni dei costi – non si riflette in alcuno modo sui processi e dunque sui costi della sanità. In parte è vero ma va considerato che, oggi, è ad esempio possibile svolgere in forma ambulatoriale molti interventi che fino a qualche tempo fa richiedevano un ricovero di una o più notti. Questo sviluppo non è solo un beneficio per il paziente, a cui viene evitato lo stress di un soggiorno in clinica o ospedale, ma si traduce anche in una spesa minore. C’è però un "ma". Infatti, in caso di un trattamento stazionario, attualmente il costo dell’ospedale o della clinica è assunto per il 55% da parte del Cantone e per il restante 45% da parte dell’assicurazione malattia del paziente. Se, però, lo stesso trattamento avviene in forma ambulatoriale – dunque senza pernottamento in una struttura medica – l’onere dell’intero importo viene assunto dall’assicurazione malattia. Il paradosso è, dunque, che se grazie al progresso sempre più interventi sono possibili in forma ambulatoriale, a costi anche minori, questi influiscono negativamente sull’andamento dei premi. Insomma, la minor spesa spinge i premi ancor più al rialzo. Appare ovvio a tutti che questo non vada bene.

È un problema sia per i premi, ma anche perché molte figure coinvolte non hanno interesse che le nuove possibilità o forme di intervento meno invasive vengano sfruttate e complessivamente venga ridotto il costo. Se la volontà è quella di ridurre il galoppante aumento della spesa sanitaria è, quindi, necessario riallineare gli interessi di tutti al più presto.

Tra poco la seconda Camera del Parlamento discuterà finalmente (la proposta risale a oltre 10 anni fa!) una possibile soluzione a questo problema: la proposta è quella di finanziare nel medesimo modo le cure ambulatoriali e quelle stazionarie, con una quota del Cantone (attorno al 25%) e una quota degli assicuratori malattia (75%). Sarebbe un via libero definitivo per sfruttare appieno il potenziale dei nuovi interventi e delle cure ambulatoriali e, a lungo termine, si tradurrebbe in risparmi sia per i Cantoni che per gli assicurati. L’auspicio è che questa soluzione entri in vigore nel 2024. Rimane così intatta la speranza che ci si possa mettere almeno d’accordo di fronte a progetti in cui tutti potrebbero risparmiare e di cui tutti trarrebbero beneficio. Non da ultimo i pazienti. E sarebbe ora.

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