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Le dipendenze dei media

In vista della votazione, ormai imminente, sul pacchetto di sostegno ai media, da parte dei contrari ci viene riproposto il solito concetto di suddividere la realtà in due parti. Chiedo venia per la mia grossolana semplificazione, dovuta all’esiguo spazio a disposizione, ma il concetto mi pare questo: una parte riunirebbe i media disposti a farsi foraggiare dallo Stato, a costo di addomesticare le loro cronache in favore delle autorità; nell’altra invece militerebbero i media duri e puri, coerenti su linee editoriali delle quali rendono conto solo ai lettori e… agli inserzionisti. Basta riflettere un attimo per rendersi conto dei limiti, non del tutto innocenti, di questo concetto. Tutti concordano nel constatare un calo degli abbonati e, soprattutto, delle inserzioni. Soprattutto quest’ultimo sta mettendo in difficoltà il settore. La conseguenza logica è una crescita della loro importanza per la sopravvivenza stessa dei singoli media e, in queste condizioni, è semplicemente da ingenui pensare che questi possano agire senza tener conto delle aspettative degli inserzionisti. Per farlo, i media dovrebbero poter diversificare le loro fonti d’entrata e, in questo senso, il pacchetto di aiuti può rivelarsi provvidenziale. Che a volerlo negare siano proprio i partiti di maggioranza e maggiormente legati all’economia (e quindi a chi è in grado di fornire inserzioni), mi fa pensare che quello a cui si mira, in realtà, sia l’incremento del grado di dipendenza dei media. Non dallo Stato, evidentemente, ma dai poteri economici, che notoriamente non rendono conto a nessuno del proprio operato. Per questo, anche se il pacchetto proposto è ben lungi dall’essere perfetto, voterò sì e invito tutti a fare altrettanto.

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