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Una memoria per tutti

Nei campi di lavoro, di concentramento e di sterminio nazisti, dal 1933 al 1945, non c’erano vittime più vittime di altre. Chi poteva infatti distinguere omosessuali, disabili, oppositori al regime, testimoni di Geova, comunisti, rom, nobili, israeliti? Solo il colore di una stella. Su 11 milioni di morti nei campi dedicati specificatamente all’orrore dello sterminio come ad esempio Auschwitz, 6 milioni furono israeliti. Ma dinnanzi al baratro, un attimo prima della fine, tutti erano uguali nella sofferenza, nelle umiliazioni, nella paura e nell’orrore. A prescindere da come e perché fu decisa la loro eliminazione.

E che dire delle vittime di altri genocidi, massacri e stermini, dai popoli precolombiani alla Bosnia, dagli Herrero al Rwanda, dai pellerossa alla Cambogia, dagli armeni agli aramaici, dal Tibet all’Ucraina sovietica? Senza dimenticare gli orrori dei gulag sovietici, degli islamisti e dell’Isis, delle dittature di ieri e di oggi, dell’Italia fascista, del Giappone imperiale e degli Stati europei che aderirono alla follia nazifascista. E la lista non è completa. Genocidi e massacri toccano infatti molte tipologie di esseri umani, culture, Paesi e periodi.

In Ticino, quale primo cantone svizzero, la Giornata cantonale della memoria fu creata nel 2005, prima di quella internazionale (voluta dall’Onu per ricordare i drammi vissuti dalle popolazioni ebraiche e da “innumerevoli membri di altre minoranze”(cit.)). Nei suoi intenti iniziali voleva espressamente ricordare tutte le vittime e tutti i genocidi, non solo l’Olocausto. Ma entrambe le giornate oggi ricorrono il 27 gennaio. Si potrebbe perciò istituire a livello svizzero, ma pure internazionale, una settimana della memoria. Iniziando il 27 gennaio con le vittime della Shoah, per poi ricordare tutte le altre vittime nei giorni successivi. Vittime del nazismo, ma non solo. Sarebbe un doveroso e corretto rispetto della memoria per tutti.

In questi giorni molti siti e molte pagine Facebook di associazioni che si dedicano alla memoria dell’Olocausto, in particolare italiane e francesi ma non solo, riportano scritti e testimonianze riguardanti pure le altre vittime del nazismo e di altri genocidi, stermini e massacri. Purtroppo in Ticino da alcuni anni l’interesse per la memoria per tutte le vittime del nazismo, ma non solo, pare essersi spenta. Poche le manifestazioni o gli approfondimenti, e non solo per motivi di pandemia. La memoria per certe vittime sembra scomparire. Può dunque esistere una gerarchia dei genocidi? No. Ragion per cui la Giornata cantonale della memoria dovrebbe ritrovare i suoi principi fondatori e riacquistare quel valore che l’ha contraddistinta per oltre 10 anni ed essere nuovamente da stimolo per associazioni, istituzioni, comuni e scuole per ricordare, anche con spirito critico, e per mantenere viva la memoria quale antidoto all’oblio e al ripetersi delle stesse atrocità.

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