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Lo sguardo demografico su un mondo da ri-immaginare

Svariate sono le ragioni che hanno spinto in passato e spingono tuttora le persone a migrare. Decisione non certo facile di lasciare la propria terra e i propri cari per cercare fortuna altrove. La ricerca di un lavoro o di un lavoro migliore, e la volontà di sfuggire a guerre, persecuzioni politiche, etniche o razziali, nonché carestie e calamità ambientali e climatiche sono probabilmente le cause nettamente più frequenti delle migrazioni internazionali. Gli studi attuali, ci dicono che il futuro dell’Europa non potrà che essere legato a una sempre maggiore interrelazione con i Paesi del bacino Mediterraneo e con gli altri Paesi Terzi del Sud del Mondo. Servirà una strategia su scala europea di reclutamento di forza lavoro e di accoglienza e gestione di profughi e richiedenti asilo, ma questo sarà possibile solo se i singoli Paesi membri dell’Ue saranno disposti a rinunciare a una parte della sovranità nella gestione dei flussi migratori. Oggi di bomba demografica non parla più nessuno, perché la crescita demografica mondiale è rallentata e si è capito che se non c’è istruzione, se non c`è salute, se non c`è, soprattutto, una nuova condizione della donna, questa crescita demografica non può rallentare più di tanto. Se ne ci sono questi tre pilastri, un diffuso controllo delle nascite, evidentemente, non si ha. Ora, che cosa succede: intanto, per metter su i tre pilastri ci vuole uno sforzo non indifferente, e non poco tempo. E poi, una volta che si è avviata, con la crescita economica, la crescita della cultura e la nuova condizione della donna, bisogna aspettare, perché le generazioni più vecchie difficilmente assorbono i nuovi modelli culturali e i nuovi modelli di comportamento, e quindi bisogna attendere che escano dalle età riproduttive le generazioni più vecchie e che entrino le più nuove, più sensibili e più attente a questi processi. Il problema di gran lunga più rilevante rimane nella contrapposizione demografica tra Africa ed Europa, perché l’Africa è ancora a crescita molto elevata – 2% l’anno circa, il che, perdurando, significa raddoppio della popolazione in 35 anni – e l’Europa è invece a crescita zero o, in qualche Paese, sotto lo zero. In particolare questa crescita molto forte si ha nell’Africa Subsahariana, che ha, sia alla sua destra che alla sua sinistra, due grandi oceani, mentre a Nord c’è un deserto e un “piccolo” mare, che è il Mediterraneo. Ora avendo a destra e a sinistra due grandi oceani e sopra un “piccolo” mare si capisce come l’eccesso di crescita demografica dell’Africa (rispetto alla crescita delle risorse economiche e sociali) tenda ad avere uno sbocco migratorio che non può che essere quello mediterraneo.

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