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Traffico a Ligornetto

(pixabay.com)
25 ottobre 2021
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“Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni” (A. De Gasperi). Pare esistano indizi secondo i quali i primi insediamenti umani a Ligornetto risalirebbero all’epoca romana. È invece stabilito con certezza che il nucleo abitativo, in una conformazione molto simile a quella attuale, risale alla fine del 1500 d.C. Le immagini della seconda metà dell’Ottocento parlano chiaro. Se le facciate degli edifici sono cambiate, i muri perimetrali e quindi le strade che lo attraversano risalgono a un’epoca nella quale l’auto non era stata ancora inventata: si continua quindi a circolare su carreggiate dimensionate originariamente per ospitare carrozze e cavalli. Penso che questo non sia noto ai giudici di Mon Repos, ma non può non esserlo ai municipali di Stabio, i quali peraltro da anni hanno (giustamente) chiuso il loro nucleo al traffico. La carreggiata in direzione di Genestrerio dove si circola nei due sensi ha una larghezza totale di 5,5-6 metri. Di questi, due strisce di 80-100 cm sono dedicate da ambo i lati al passaggio dei pedoni. L’incrocio di due veicoli non è quindi fisicamente possibile sulla carreggiata e questi spazi pedonali sono sistematicamente invasi dalle auto che devono accostare e spesso fermarsi per lasciar passare chi arriva in senso contrario. Le cifre sul numero di auto che attraversano quotidianamente il nucleo sono note a tutti ed è quindi facile immaginare quante volte si produce nell’arco di un giorno questo pericoloso fenomeno, su un tratto di strada regolarmente percorso, tra gli altri, anche da bambini e ragazzi che si recano a scuola. Stendiamo poi un velo di pietà sulla questione dell’inosservanza sistematica e impunita, anche da parte dei mezzi pubblici, del limite di velocità fissato a 30 km/h. La decisione di limitare il traffico è quindi necessaria prima di ogni cosa per motivi di sicurezza. Ma questo, penso, al Municipio di Stabio importa poco o nulla. La preoccupazione maggiore è sicuramente quella di non passare per chi accetta di “calare le braghe” di fronte a quella che sembra essere percepita come un’imposizione abusiva. Un tale giudizio, da parte degli abitanti-elettori, potrebbe infatti costare caro in termini di “cadreghino”. Sulla necessità di affrontare globalmente il problema della viabilità e del traffico nel Mendrisiotto abbiamo sentito e sentiamo da anni tante belle parole, che sembrano destinate a restare tali. Anzi, le recenti decisioni del Dipartimento del territorio e dell’Ustra ci inducono solo a essere pessimisti. Intanto il Municipio di Stabio prosegue senza lungimiranza alcuna nel voler “risolvere” il problema mantenendo un importante flusso di veicoli in transito su una strada comunale, per definizione destinata al traffico locale. I cavalli sono molto pochi, i calessi scomparsi ma sostituiti quotidianamente da migliaia di autoveicoli di ogni genere. Chissà se in caso di decisione sfavorevole da parte del Tribunale federale si penserà di andare a scomodare la Corte dei Diritti Umani di Strasburgo?

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