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Dignità al posto delle ombre

Risale a poco tempo fa – da quando ha pubblicato il libro NazItalia – la notizia che l’inviato de “la Repubblica” Paolo Berizzi sia costretto a muoversi sotto scorta in seguito a una serie di minacce e atti intimidatori, ultimo dei quali una svastica, il simbolo delle SS, e un crocifisso incisi sulla sua auto. A rischio aggressione, quindi, non dalla mafia ma da gruppi neofascisti; a dimostrazione di quanto sia ancora fertile nella Penisola la presenza fascista. Abbiamo ancora davanti agli occhi le agghiaccianti immagini viste in un recente servizio della trasmissione “Piazza pulita” su “la 7”: l’inneggiare a Hitler e il saluto romano, anche da parte di aderenti al partito “Fratelli d’Italia” di Giorgia Meloni.
E che dire invece della condanna l’altro ieri a 14 anni di carcere inflitta a Mimmo Lucano, reo di avere salvato e accolto dei migranti con la geniale idea di inserirli nel vecchio borgo abbandonato di Riace per farlo rivivere con attività lavorative di vario tipo, dal restauro di case belle ma fatiscenti all’artigianato? Ma oggi, si sa, gran parte degli italiani ha la memoria corta, anzi cortissima, e ha dimenticato i tempi di quando i migranti disperati erano loro; e quando vengono a conoscenza di simili notizie non mostrano alcuno stato d’animo e nemmeno un briciolo di turbamento...
Ma in Svizzera non siamo da meno e mi piacerebbe potere essere orgoglioso del mio Paese ma debbo, purtroppo, spesso vergognarmene. Anche chi si aggiorna regolarmente sugli accadimenti del mondo non può fare a meno di osservare quanto la Svizzera non perda occasione di mostrare il suo lato più indegno e il nocciolo della questione sta quasi sempre – guarda caso – nel vil denaro, da noi così tanto adorato. E non è certo il nostro consigliere federale Cassis, nelle sue scorribande attraverso il mondo alla ricerca di contratti e strette di mano anche con i peggiori, a mostrare fantasia e coraggio nel trovare soluzioni umanitarie.
Poiché sì, questa volta mi tocca sentire che la Svizzera non rinuncia a esportare sistemi di difesa antiaerea in Qatar, Paese in stretti rapporti con i Talebani, noto per l’impressionante numero di migranti morti nei cantieri di cui occultano le cause per non risarcire, secondo un recente rapporto di Amnesty International. È noto anche il caso assai frequente di donne nigeriane alle quali si promettono lavori di domestica o baby-sitter e, una volta arrivate in Svizzera, si ritrovano in regime di schiavitù di vario genere, non da ultimo sessuale.
Salvo, in seguito a tutto ciò, lamentarci dell’“invasione” di migranti.

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