I dibattiti

‘Basta sussidi all’economia’

‘Stato, tieniti i circa 160 milioni di franchi che spendi a quadriennio, versandoli direttamente nell’economia, ma liberaci da 160 articoli di legge’

Sergio Morisoli (Ti-Press)

Il vero patto per il rilancio, post Covid-19, dovrebbe essere così: Stato, tieniti i circa 160 milioni di franchi che spendi a quadriennio, versandoli direttamente nell’economia, ma liberaci dai 160 articoli di legge che la soffocano. C’è una parte dell’economia che è in assistenza pubblica, alcuni settori e aziende da anni. Sono aziende che vivono di aiuti, sussidi e interventi finanziari diretti o camuffati dello Stato, sono abituate a ricevere soldi dalla mano visibilissima della politica e sanno che possono contare sulla generosità naif dei contribuenti quasi all’infinito. O meglio, durerà fintanto che ci saranno delle leggi economiche di ridistribuzione per far affluire soldi pubblici nelle casse di queste aziende, enti, promotori ecc. Significa che aziende sane, che fanno utili, che pagano le imposte, sussidiano quelle aziende spesso decotte, non competitive o di buona speranza e che tirano a campare. Questa finta solidarietà economica imposta per legge fa male al mercato e fa ridere i concorrenti esteri. Parentesi: gli artigiani e le piccole imprese non ricevono molto, chiusa la parentesi. È giusto continuare a dare direttamente 160 milioni di franchi ogni quadriennio, quindi in media 40 milioni all’anno, all’economia attraverso chi fa piani statali (di dubbio successo) per promuoverla? La mia risposta è no, non è più giusto.

Le leggi di politica regionale, dell’innovazione economica, del turismo e del rilancio dell’occupazione, e altro, costano in aiuti diretti (sussidi), senza contare gli investimenti del cantone e della confederazione, circa 160 milioni a quadriennio o forse di più. L’economia ticinese produce un Pil suppergiù di 30'000 milioni l’anno (30 miliardi). I 40 milioni all’anno dati dal Cantone all’economia sono lo 0.14% della ricchezza prodotta, una somma infinitamente piccola e irrisoria. Siamo seri, da una parte non è questo importo che genera il famoso effetto moltiplicatore; dall’altra, nessun imprenditore serio decide di investire a dipendenza che lo Stato gli dia la mancia o no, per questo ci sono le banche che lo sanno fare meglio. Questa goccia è onerosa per i contribuenti, ma ha un impatto assolutamente ininfluente: non può essere che un franco dato dallo Stato all’economia ne produca 750 (40 milioni su 30 miliardi), sarebbe magia pura o la formula sicura per vincere al lotto!

Allora? Che ne dite se proponessimo un vero patto economico tra Stato e economia? L’economia accetta di non più ricevere i 160 milioni a quadriennio, ma in cambio esige che siano abolite 160 norme di legge, regolamenti cantonali e inghippi vari che le impediscono di funzionare. Togliere articoli che impediscono di fare a chi ha voglia di fare, tagliare articoli che penalizzano le aziende e il mercato locale e migliorare l’attrattiva di insediamento. Nelle oltre 900 leggi e regolamenti in essere nel Canton Ticino, potete far passare tutta la Raccolta Leggi del Canton Ticino (c’è in internet), scoprirete sempre qualche articolo che zavorra, ostacola o penalizza l’economia: con un qualche prelievo di soldi, o con una qualche burocrazia o con un qualche proibizionismo. Il patto è: politici non inventate piani di economia sovietica e non dateci soldi dei contribuenti, ma tagliate leggi o sfoltitele e lasciateci lavorare!

Il patto è chiaro, ma fa paura a troppi: a chi è abituato a ricevere, alla burocrazia redistribuiva, a certi politici e alle loro clientele e fors'anche alle organizzazioni economiche e sindacali madrine di ridistribuzione per qualche loro socio; fa paura alla mentalità assistenzialista. Se si trovassero e si abolissero quei 160 articoli (magari anche di più…) che ostacolano l’economia e il libero mercato, sono certo che per l’economia sarebbe un beneficio generale e meritorio per molti; ben superiore ai 40 milioni annui di cash oggi ridistribuiti a pochi . E poi una parte dei 160 milioni risparmiati potrebbero diventare sgravi fiscali e riduzioni di tasse per tutti migliorando il nostro potere di acquisto domestico e la propensione a investire delle aziende virtuose.

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