I dibattiti

ReteDue, in discussione è tutto un sistema

Da sostenere sarebbe la vera cultura, che difende la libertà d’espressione e il pensiero critico. Ma siamo al capolinea di una società più sconnessa che connessa

Altre voci (Ti-Press)
6 gennaio 2021
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È ormai mondialmente risaputo che una componente fondamentale della società contemporanea risiede nella comunicazione. Attraverso tutte le sue forme (tecniche/strumenti di diffusione) e contenuti (espressioni/filosofie diverse). Non per nulla la nostra viene anche chiamata “società della comunicazione” (e dei “social”). Ma di cosa in effetti si tratta? Di un sistema massmediatico del quale poche persone, anche tra le classi dirigenti, conoscono i sottili meccanismi. Subendone pure inconsapevolmente i condizionamenti più negativi e devastanti. Ma come ovviare a tutto ciò? Si dovrebbe naturalmente poter partire con un’educazione/formazione nella famiglia e/o nella scuola. Che sarebbe però come dire: dall’uovo e/o dalla gallina, ma senza galli nella stia! Intanto, comunque tutti come polli a becchettare allegramente nel virtuale e infinito mondiale pollaio. Poi, come sta attualmente avvenendo, si scatena a livello locale una specie di guerra di religione per il mantenimento/trasformazione o meno di una delle tre reti radiofoniche parastatali legate al nostro limitato e periferico territorio.

Il mondo in questi ultimi decenni è stato semplicemente stravolto dalle nuove forme di comunicazione. Ma c’è ancora chi si illude di vivere in una realtà legata al passato. Anche perché non abbiamo purtroppo più i Roland Barthes e gli Umberto Eco che ci facevano capire alcune cose. O la saggezza di un Norberto Bobbio che ci aiutava a degnamente vivere e morire: “La differenza non sta tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa”. Ma c’è ancora qualcuno che pensa ? Chi era sulle barricate nel ’68… o se n’è già partito, o ce la sta ora mettendo tutta il coronavirus per farlo andare al più presto al crematorio. Altro che Rete Due! Altro che s’abbia Savoia o non s’abbia voja… Qui, e ora, si dovrebbe mettere in discussione tutto un sistema. Cominciando col riconoscere e sostenere la vera cultura. Quella che difende e promuove in primis la libertà d’espressione e del pensiero critico. Mentre ormai siamo giunti al capolinea di una società abulica, più sconnessa che connessa. Ma vogliamo un volta capirla che non possiamo per esempio avere un vice presidente della Ssr e nel contempo pure presidente della Corsi (Rsi): di chi ‘comanda’ e di chi deve/dovrebbe ‘ubbidire’? Questa è pura e semplice schizofrenia. Alla quale siamo forse giunti anche perché della Corsi possono pure divenire soci gli stessi dipendenti della Rsi: ‘controllati’ e nel contempo ‘controllori’!

Interessanti comunque i contributi di Nelly Valsangiacomo, Tommaso Soldini, Danilo Baratti – ma anche quello di Giovanni Cossi! (perbacco, ci voleva anche un po’ di ‘controcanto’!) –, apparsi su laRegione in questi ultimi tempi. Curioso per contro che il paludato Corriere del Ticino con il suo ben nutrito corpo redazionale non abbia mai affrontato questa tematica; usando magari alcuni dei generosissimi spazi concessi a un certo Solinas per delle ‘vignette (?) alla vaselina’. Certo: “Il potere logora chi non ce l’ha". Ma anche il potere può arrivare un giorno a logorarsi – a logoraRsi! —.  Che poi il ‘blog’ di un ex del ‘Diavolo’, sul quale ai tempi si scriveva anche di “…grasso che cola“, sia stato – come dice Baratti – "un giorno oscurato”, si potrà ben capire… Anche perché fatto cancellare da un tale, come ben dice Tommaso Soldini, “uscito dalla cantina e rientrato dall’attico”. Considerando anche che costui quel grasso – nevvero signora Milena che son buoni i Folletti con il diavolo? – se lo sta oggi di nuovo beatamente leccando in quel di Comano.

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