Il dibattito

Rete Due senza futuro?

Il futuro del media pubblico si può costruire solo col potenziamento dell'offerta radiofonica, che investa tutte e tre le reti.

Dentro gli studi (Ti-Press)

Il dibattito sviluppatosi in questi giorni sui media della Svizzera italiana relativo al futuro della Rete Due ha messo in evidenza il grande attaccamento del mondo culturale e delle ascoltatrici e ascoltatori alla rete culturale della Rsi. Si tratta di una discussione salutare, che apre lo spazio per una riflessione sul ruolo del servizio pubblico in un mondo mediatico in profonda mutazione.

Rete Due ha contribuito nel corso dei suoi oltre 35 anni di vita a stimolare il dibattito in Svizzera italiana e per questo un suo depotenziamento sarebbe una perdita importante, sia dal punto di vista delle competenze giornalistiche che per i contenuti offerti alla riflessione collettiva. Accogliamo con favore le prime, anche se molto parziali, rassicurazioni in merito date dalla Rsi e dal suo direttore Maurizio Canetta, ma non possiamo non dirci preoccupati per un progetto di revisione delle tre reti radiofoniche che vedrebbe la trasformazione di Rete Due in emittente essenzialmente musicale, come confermato dallo stesso direttore.

Privare la rete dei suoi contenuti di attualità culturale, di approfondimento e di critica musicale, che ne rappresentano la ricchezza e la specificità, equivarrebbe a privare la Svizzera italiana di un punto di riferimento importante, che certo non può essere sostituito da trasmissioni distribuite via Internet o da una diluizione di quello che rimarrebbe dei suoi contenuti su altre emittenti. Chiediamo dunque che il progetto di revisione dei contenuti di Rete Due venga accantonato come richiesto da numerosi intellettuali e da un numero consistente di ascoltatori che hanno preso posizione con una petizione online che ha raggiunto oltre 9300 sottoscrizioni e che eventuali progetti futuri vengano sottoposti dalla Rsi a un dibattito che dovrebbe essere nel Dna stesso del servizio pubblico.

Non intendiamo la difesa di Rete Due come una battaglia di retroguardia e siamo convinti che sia necessario guardare al futuro per intercettare nuovi ascolti e nuovo pubblico. Ma il futuro del media pubblico si può costruire soltanto attraverso un potenziamento dell'offerta radiofonica, che investa non soltanto la rete culturale ma tutte e tre le reti.

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