I dibattiti

Pandemia e morbosità

Ospedali pubblici alla lente de 'ilCaffè': quando la polemica travalica senso di umanità e buon gusto

Giorgio Noseda (Ti-Press)
8 luglio 2020
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La pandemia, nella quale tutti stiamo annaspando in questi mesi, ha messo giustamente in risalto i meriti di tutti coloro che, a seconda delle rispettive competenze, hanno operato negli ospedali ticinesi. Non si è esitato a parlarne come di veri e propri eroi, ai quali dovremo dimostrare piena e imperitura gratitudine. Ma vi è chi, come il settimanale 'il Caffè', ha invece avviato tutta una serie di pesanti articoli su quel mondo (i primi due del 28 giugno e 6 luglio; un terzo apparirà domenica prossima) incentrati in particolare sulla triste vicenda di un infermiere, tragicamente suicidatosi, e di una sua giovane collega, operanti presso l’Obv di Mendrisio.

Questa storia a puntate, rigorosamente anonima, non mostra alcuna umana sensibilità per il suicida e i suoi congiunti e, ancor meno, per i pazienti coinvolti e i loro stessi familiari. Vengono persino descritti una catena di dettagli minuziosi ( i tempi in minuti e secondi di fatti presunti e le dosi di morfina che sarebbero state iniettate nel paziente, fino a decimi di milligrammo). Si ipotizzano e si pretende addirittura di spiegare fatti sui quali tocca invece esprimersi all‘autorità penale, sulla base del parere di esperti.

Sarebbe utile sapere chi ha fornito al giornale questi particolari che dovrebbero essere coperti dal segreto istruttorio oltre che da un minimo di umanità e buon gusto. Ma al di là di questa domanda, certo non insignificante, vi è comunque da chiedersi cosa abbia spinto 'il Caffè' a promuovere una tale polemica. Una spiegazione che viene in mente a questo punto è che questi pezzi giornalistici mirino banalmente ad alimentare la morbosità fine a se stessa, spesso insita nella peggiore natura umana. Poco importa se con ciò si mettono in croce anche quegli angeli ospedalieri appena lodati, rischiando inoltre di destabilizzare l’intera organizzazione sanitaria cantonale.

Non so bene se la libertà di stampa giustifichi operazioni di questo genere. Anzi, sono convinto del contrario. A meno che non si voglia in realtà colpire soprattutto gli ospedali pubblici ticinesi e quindi lo stesso Eoc, anche a costo di aumentare le paure che già avvolgono la pandemia. Così togliendo al cittadino, potenziale paziente, un punto di riferimento qualificato costituito proprio da quegli ospedali che lo potrebbero invece rincuorare e aiutare.

Non penso che il nostro Cantone ne abbia bisogno.

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