I dibattiti

C'era una volta a Sagno...

Quando un progetto residenziale finisce col ferire il paesaggio a danno dei vicini. Storia di privilegi e mancate promesse

(Ti-Press)

Nel ridente villaggio di Sagno, situato un po’ discosto dal corso del fiume Breggia alle pendici del monte Bisbino, già da tempo si assiste a uno sviluppo urbanistico importante. Molte abitazioni nuove sono state costruite e molte vecchie case storiche del nucleo sono in rovina. Fortunatamente la “Cunca da la Madunina” è sempre stata risparmiata ed è sempre stata il biglietto da visita del villaggio. Una conca dove, salendo dal piano, i locali buttano l’occhio e il cuore si allarga perché “siamo a casa”, i visitatori rallentano e restano stupiti dall’accoglienza che la terra di Sagno vuole offrir loro.

E’ proprio in questo lembo di terra che si è perpetrato uno 'stupro'. Un’azione violenta, prepotente, arrogante. Uno squarcio non soltanto nella terra, ma più in profondità, nella roccia. Una voragine dove per nove mesi un martello pneumatico di immense dimensioni ha voluto penetrare, rompere, incidere, buttare a valle migliaia di tonnellate di detriti. E’ rimasta quella che aveva la sembianza di una cava. Una muraglia di roccia verticale alta decine di metri e il ventre squarciato della montagna. Ma, a violenza ormai conclusa, il ventre squarciato della montagna ha accolto un uovo di cuculo, abbandonato dalla sua sciagurata madre e cresciuto grosso e prepotente grazie a una rete di protezioni, accordi e alleanze tanto da escludere dal nido tutti gli altri che già vi abitavano.

Il frutto dello 'stupro' si chiama 'Anfiteatro', forse a ricordare quello che era la “Cunca da la Madunina”. Ormai nessuno lo può toccare, è grande, forte e potente. Arrogante si chiude a riccio per garantire, a chi lo vorrà abitare, quello che ha rubato a coloro che per anni hanno saputo godere con più rispetto e dignità della natura della conca, consci di abitare in un luogo meraviglioso, io lo definisco il più bello del mondo. Un luogo dove anche se viaggi lontano sei ansioso di tornare perché è casa, perché lì trovi la tua pace.

A noi cittadini ormai fuori dal nido, che non riusciamo ad avere nessuna attenzione, nessun ascolto, nessun rispetto, restano soltanto le altisonanti promesse rivolte a chi verrà. Peccato che 'Anfiteatro', proprio come il cuculo, si lodi e si imbrodi omettendo di ammettere che per crescere così tanto abbia dovuto soffocare la libertà di altri stravolgendone la vita. Ha deciso e ottenuto lo stralcio della naturale strada di accesso, la famosa S3 inserita nel Piano regolatore, si è accordato con un altrettanto grosso vicino e assieme hanno deciso e ottenuto il permesso dal Municipio di accedere ai loro insediamenti attraverso l’angusta via A San Martin. Una strada stretta, dal calibro massimo di 3.50 metri, ripidissima che prima di arrivare ad 'Anfiteatro' sale e poi scende con la medesima pendenza. Ha curve cieche, non è provvista di marciapiedi e piazze di scambio. Hanno fatto tutto loro in sordina.

Alla “Cunca da la Madunina” è rimasta la vergogna per questo 'stupro' indelebile che dovrà portare visibile per sempre. A me la vergogna e la sconfitta di non aver saputo e potuto fare niente contro chi è potente e spavaldamente avanza senza guardare ciò che calpesta con arroganza. L’unica misera consolazione e certezza in questa triste storia è che il Comune di Breggia si è assunto la responsabilità di affermare per iscritto che “la Via A San Martin sarà sufficiente per sopportare anche il normale traffico delle abitazioni attualmente in costruzione” ('Anfiteatro'). Questo significa che i costi per il ripristino della strada distrutta dal traffico di cantiere saranno purtroppo pagati dalla comunità come regolare manutenzione, mentre nessuna miglioria sarà necessaria. Quindi almeno quei costi non graveranno su chi è rimasto fuori dal nido senza alcun diritto di domandare, di essere informato per tempo, di avere lo stesso trattamento del nostro grosso scomodo e superprotetto vicino, che dovremo per sempre sopportare.

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