Serravalle

Fatiche... in comune

Prendo spunto per la presente da ciò che capita durante i miei viaggi di servizio. Alla discesa dal treno il 90% delle persone opta per la scala mobile; io rimango indietro e salendo la scala tradizionale li osservo. La maggior parte chini sullo smartphone, qualcuno preso in una telefonata nella quale sembra star discutendo gli ultimi dettagli per salvare il mondo. La fatica è diventata tabù. La corrente predominante passa sempre dai luoghi più comodi ed è oggettivamente difficile non seguirla. Ho però la fortuna di risiedere in uno splendido paesino di Valle; vi chiedo: fermatevi un attimo: ammirate i sentieri, le ville degli emigranti, costate fatica a chi le ha materialmente costruite ma anche chi le ha finanziate è partito da qui disperato, ha fatto la gavetta lontano e, grazie a inventiva e imprenditorialità (che costano fatica!) è riuscito a costruire quello che vediamo oggi. Ritengo che, come comune, dobbiamo sostenere chi tenacemente riesce a non cedere ai miraggi della modernità, perché non è più la ricerca di una vita migliore per i propri discendenti il motore che spinge l’innovazione oggi. D’altro canto, dobbiamo essere pronti ad offrire una via d’uscita per chi vuole fuggire dalle dinamiche che lo rendono l’automa che prende la scala mobile.
I nostri paesaggi sono un luogo di svago e di ricarica per tutti, lo dobbiamo anche a chi vi si dedica con grandi fatiche: privati così come settore primario. Quest’ultimo porta seco anche sapere e conoscenze nella cura del bosco, occupa manodopera locale e forma apprendisti. Tutti questi attori meritano un occhio di riguardo anche da parte del comune. Con un ente pubblico forte e progettuale, che tenga conto di queste sensibilità, non costruiremo scale mobili ma ponti (o passerelle) e una socialità intergenerazionale.

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