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La medicina di famiglia, una priorità nobile

2 aprile 2019
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Nello scorso quadriennio in Gran Consiglio si è parlato molto di eccellenze, di medicina di punta, di ospedale unico di riferimento e di medicina altamente specializzata, perdendo purtroppo d’occhio alcune priorità e certezze, che bene ha fatto La Regione a ricordarci con il recente approfondimento sulla medicina di famiglia: l’età media dei medici di famiglia in Ticino è di 58 anni, per i prossimi vent’anni il Ticino dovrebbe formare 16 medici all’anno, ma ne forma solamente la metà, mentre in Svizzera mancheranno 5'000 medici entro il 2025. Un quadro cupo e poco confortante, considerato che la generazione del “Baby Boom” tra qualche anno entra nella terza e quarta età, l’età in cui il bisogno di cure mediche e infermieristiche cresce, soprattutto nell’ambito delle cure di prossimità. Servirebbe dunque una visione chiara in che direzione andare, e servirebbero dei passi decisi e veloci da parte della politica cantonale per scongiurare una grave penuria di medici di famiglia, specialmente (ma non solo) nelle zone più discoste del cantone.
Il Partito Socialista, in controtendenza alle maggioranze dei partiti borghesi, ha sempre difeso prima linea la medicina di famiglia, ben cosciente che il 90 per cento della popolazione ha bisogno di cure mediche di base, il 10 per cento di cure specialistiche, di cui ancora un’infinitesima parte di cure altamente specializzate. Non voglio negare che a quel 10 per cento con patologie complesse va garantita la miglior presa a carico, ed è evidente che bisogna offrire anche in Ticino almeno quelle specialità per le quali si riesce ad avere la casistica necessaria per garantire la qualità delle cure. Ma nella situazione attuale, la priorità deve essere la promozione concreta della medicina di famiglia, certamente meno lucrativa, meno ambiziosa e anche meno prestigiosa, ma non per questo meno nobile. Soprattutto è molto necessaria e vicina alla popolazione.
Nel 2014 il popolo svizzero ha votato a grande maggioranza l’articolo costituzionale per rinforzare la medicina e le cure di base e di prossimità. In Ticino sono state depositate ben due mozioni per incoraggiare la medicina di base con un modello di assistentato negli studi medici, la prima nel lontano 2012, primi firmatari Roberto Malacrida e Pelin Kandemir Bordoli, la seconda nel 2016, primo firmatario Franco Denti. Nello stesso anno è stato vinto il referendum, lanciato dalla sinistra, contro la modifica della LEOC. Durante il dibattito è emerso molto chiaramente la volontà di referendisti e sostenitori di rinforzare la posizione degli Ospedali di valle, ritenuti un appoggio indispensabile per i medici di famiglia, in particolare nelle zone discoste. Infine, sono state raccolte e depositate nel 2017 le oltre 14'000 firme a favore dell’iniziativa popolare cantonale “per cure mediche e ospedaliere di prossimità”, che vuole salvare gli Ospedali di valle, dando loro un ruolo importante proprio nella formazione dei medici di famiglia.
L’inerzia del Governo di fronte a tutti questi stimoli per risolvere un problema reale lascia perplessi. Il Cantone Ticino si è fatto superare dal resto della Svizzera, ed è l’unico cantone rimasto senza una strategia nell’ambito della medicina di famiglia. Oggi, nel 2019, si arriva finalmente con un timido passo verso un modello di assistentato negli studi medici, proposto da un apposito gruppo di lavoro. Benvenga! Speriamo che non resti lettera morta, come speriamo di vedere – finalmente! – un messaggio governativo e una proposta di testo conforme per l’iniziativa popolare, i cui tempi sono largamente scaduti.

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