Estero

Il Senato italiano approva l’accordo fiscale sui frontalieri

Unanimità quasi totale, con un solo astenuto e nessun voto contrario: passa ora alla Camera dove il sì appare scontato. Discusso anche il nodo telelavoro

(Ti-Press)
1 febbraio 2023
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A questo punto la strada è in discesa e l’entrata in vigore il 1° gennaio 2024 della nuova imposizione fiscale dei frontalieri, caldeggiata da politici, sindacalisti, amministratori locali, è molto più che un auspicio. È infatti diventata una certezza, anche se ancora manca l’approvazione da parte della Camera dei deputati, che dopo il passaggio in Senato, è considerato un pura formalità. Questo dopo che l’assemblea di Palazzo Madama, all’unanimità (142 voti a favore, un astenuto e nessun contrario) nella seduta di oggi ha approvato il disegno di legge composto da 12 articoli (primo firmatario il senatore dem varesino Alessandro Alfieri) che autorizza il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ratificare l’"Accordo tra la Repubblica Italiana e la Confederazione svizzera relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri, con il Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto il 23 dicembre 2020 (documenti firmati da Daniela Stoffel, della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, e da Antonio Misiani, viceministro dell’Economia)" e il "Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978 e dal Protocollo del 23 febbraio 2015". L’accordo approvato senza sorprese, in quanto era scontata la convergenza di tutte le forze politiche, evita le doppie imposizioni e regola altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio.

I punti essenziali dell’accordo italo-svizzero sono:

a) gli attuali lavoratori frontalieri residenti nei comuni italiani nella fascia di 20 chilometri dal confine elvetico continueranno a essere tassati esclusivamente in Svizzera;

b) sono considerati attuali frontalieri coloro che tra il 31 dicembre 2018 e la data dell’entrata in vigore dell’accordo hanno svolto una attività di lavoro dipendente nell’area di frontiera in Svizzera. Per loro il trattamento fiscale andrà avanti per tutta la loro vita lavorativa;

c) per gli attuali frontalieri il sistema dei ristorni dalla Svizzera all’Italia sarà applicato fino all’anno d’imposta 2024 compreso;

d) i nuovi frontalieri (quelli assunti dopo il 1° gennaio 2024) saranno soggetti a tassazione concorrente: la Svizzera avrà diritto a trattenere una quota di imposta alla fonte dell’80%, poi saranno tassati in Italia, riconoscendo al lavoratore frontaliere il riconoscimento delle imposte pagate alla fonte. Per i nuovi frontalieri che pagheranno le tasse in Italia è riconosciuta una franchigia di 10mila euro (inizialmente era di 7’500 euro), in modo da abbassare il reddito imponibile. Per il periodo transitorio di dieci anni i tre cantoni svizzeri (Ticino, Grigioni e Vallese) verseranno il 40% delle tasse pagate dai frontalieri: attualmente è il 38%.

Mantenere saldi i rapporti con la Svizzera

Il disegno di legge approvato dal Senato prevede una riduzione del 20% dei frontalieri svizzeri che lavorano in Italia, soprattutto in Lombardia. La discussione di ieri nell’aula di Palazzo Madama è stata aperta dai due relatori, Mario Borghesi (centrodestra) e Luigi Spagnoli (centrosinistra), una breve esposizione la loro. Sono seguiti gli interventi dei senatori Massimiliano Romeo (Lega) e Enrico Borghi (Pd). Il capogruppo leghista ha sostenuto che se si è arrivati ad approvare l’accordo lo si deve soprattutto al lavoro svolto da Regione Lombardia e Consiglio di Stato del Canton Ticino che il 17 dicembre 2018 hanno sottoscritto un documento congiunto contenente proposte e modifiche migliorative rispetto ai contenuti del protocollo del 2015 (governo Renzi) che aveva creato preoccupazione e tensioni fra i frontalieri. Insomma, considerato che fra una decina di giorni in Lombardia si vota per le "regionali", si è ritagliato i meriti per i risultati ottenuti.

L’esponente del Pd, parlamentare ossolano, si è soffermato sull’importante di mantenere saldi rapporti con la Svizzera "con la quale dividiamo una frontiera lunga 740 chilometri, considerati che gli investimenti svizzeri in Italia ammontano a 17 miliardi di euro e che il nostro export verso la Confederazione elvetica ammonta a 39 miliardi lordi, quanto quello di Cina e Russia messe insieme. Approvando questo accordo, che arriva comunque in ritardo, consolidiamo i nostri rapporti con i vicini di casa". Un accordo che per l’esponente dem rappresenta la "prima prova in Italia di federalismo" in quanto le risorse derivanti dalla nuova fiscalità dei frontalieri rimarranno sui territori di confine.

Il senatore Borghi ha ricordato che già nel 2017 il suo partito aveva sollecitato un Fondo di sviluppo destinato alle zone di confine. L’accordo, all’articolo 10, prevede un Fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine italo-elvetiche, alimentato dalle tasse pagate da frontalieri. Un fondo che entro il 2045 avrà una dotazione sino a 221 milioni di euro.

Approvati tre ordini del giorno sul telelavoro dei frontalieri

Nella seduta di ieri il Senato con lo stesso esito numerico espresso sulla nuova fiscalità dei frontalieri ha approvato anche i tre ordini del giorno presentati da Massimiliano Romeo (Lega), Alessandro Alfieri (Pd) e Bruno Marton (M5S) – sostanzialmente identici – che impegnano il Governo "ad adottare tutte le misure di propria competenza al fine di avviare con urgenza negoziati con il Consiglio federale svizzero, volti a disciplinare il ricorso al telelavoro da parte dei frontalieri con modalità più ampie e agevoli alle limitazioni normative che sono tornate in essere" da oggi 1° febbraio 2023.

Via libera anche a due emendamenti presentati dall’ex ministro leghista Massimo Garavaglia. Il primo prevede che per i primi tre mesi della Naspi (indennità di disoccupazione) riconosciuta ai frontalieri sia parificata a quella svizzera, mentre il secondo destina una parte dei ristorni e del Fondo di sviluppo per aumentare gli stipendi ai lavoratori che decidono di non passare la frontiera. Temi, quello del telelavoro e della fuga in Canton Ticino di lavoratori, di cui si parlerà ancora a lungo.

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