Estero

Violenza politica, 45 anni fa la strage di Acca Larentia a Roma

Il 7 gennaio 1978 un commando di estrema sinistra uccise due giovani militanti di estrema destra. Un altro morì negli scontri successivi con la polizia

La sede del MSI poco dopo l’agguato
(Foto: Wikipedia)
7 gennaio 2023
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Era il 7 gennaio del 1978 quando il 20enne Franco Bigonzetti e il 18enne Francesco Ciavatta, militanti di estrema destra del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, cadevano vittima di un agguato a colpi di armi da fuoco di fronte alla sede del partito in via Acca Larentia a Roma, mentre uscivano per il volantinaggio per un concerto. A rivendicare l’attacco, una formazione terroristica di estrema sinistra qualificatasi come "Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale". Nelle ore seguenti all’attentato, si verificarono scontri fra i militanti e le forze dell’ordine che reagirono con cariche e lacrimogeni: a terra, colpito da un proiettile d’arma da fuoco, restò il 19enne Stefano Recchioni, del cui omicidio fu inizialmente accusato il capitano dei Carabinieri Edoardo Sivori, in seguito assolto con formula piena per non aver commesso il fatto.

L’arma del delitto, una mitraglietta Skorpio, venne ritrovata nel 1988 in un covo delle Brigate Rosse: in seguito a un’interrogazione parlamentare, nel 2012 si scoprì che era stata acquistata nel 1971 dal cantante Jimmy Fontana, appassionato di armi, e in seguito da questi rivenduta nel 1977 a un ispettore di polizia: come fosse finita nelle mani dei terroristi, rimane un mistero. Come misteriosi rimangono, ad oggi, gli esecutori materiali dell’agguato, dato che nel 1990 la Corte d’Assise di Roma assolse quattro dei cinque sospettati inizialmente: un altro, Mario Scrocca, si suicidò in carcere nei giorni successivi agli interrogatori, mentre Daniela Dolce evitò l’arresto fuggendo in Nicaragua.

L’attentato segnò un momento di radicalizzazione della violenza politica degli Anni di Piombo: molti giovani militanti dell’estrema destra, profondamente delusi dall’atteggiamento del Movimento Sociale Italiano che non mise in atto nessuna azione contro le forze dell’ordine, probabilmente per mantenere i tradizionali buoni rapporti, decisero di passare alla lotta armata alimentando ulteriormente lo scontro con le frange di estrema sinistra già attive.

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