Regno Unito

Lancia uova a Carlo III: ‘Monarchia costruita sulla schiavitù’

Un uomo è stato arrestato per l’azione di protesta durante la visita del re e della consorte Camilla a York per inaugurare una statua di Elisabetta II

(Keystone)
9 novembre 2022
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Sale di tono la contestazione delle frange anti-monarchiche nel Regno Unito, alimentata da una rilettura storica del passato coloniale britannico riportato di attualità anche dalla protesta globale contro il razzismo di movimenti come ‘Black Lives Matter’. Ne ha fatto le spese oggi re Carlo III, bersagliato – ma non colpito – da un lancio di uova nella storica città di York, nel Nord dell’Inghilterra, dove era giunto in visita assieme alla regina consorte Camilla per inaugurare a due mesi dalla sua ascesa al trono una statua dedicata alle defunta Elisabetta II.

L’episodio si è consumato di fronte alle telecamere e si è concluso con l’arresto immediato del solitario contestatore, un giovane di pelle bianca trascinato via dagli agenti della polizia locale. Tutto è avvenuto mentre la coppia reale attraversava a piedi il centro cittadino salutata da centinaia di persone assiepate dietro le transenne. Le immagini hanno mostrato chiaramente il volo di alcune uova in direzione del sovrano, uno dei quali passato a poca distanza dalla sua spalla destra prima di rompersi sull’asfalto. Carlo, 74 anni tra pochi giorni, è rimasto pressoché imperturbabile, mentre la sicurezza gli faceva scudo, limitandosi a guardarsi intorno e a rivolgersi a una donna in divisa al suo fianco per avere indicazioni su come proseguire il percorso.

L’audio ha permesso di cogliere quasi subito il senso della protesta: rivelato dalle urla di disapprovazione del lanciatore contro la colpe storiche della corona al vertice di "un Paese costruito sul sangue della schiavitù". Parole a cui il grosso della folla presente ha replicato al grido di "vergognati" e "God save the King". La visita è poi continuata senza altri intoppi, con l’inaugurazione del monumento benedetto dell’arcivescovo anglicano di York, numero 2 della gerarchia della Chiesa d’Inghilterra, e un breve rito religioso della celebre cattedrale gotica della città.

La statua di Elisabetta era stata commissionata quando la regina – madre di Carlo III, scomparsa l’8 settembre scorso a 96 anni – era ancora in vita, fra gli omaggi previsti per il Giubileo di Platino dei suoi sette decenni di regno celebrato a pochi mesi dalla morte. Un addio che ha segnato anche il rilancio delle azioni di protesta del movimento anti-monarchico dell’isola: tradizionalmente di nicchia, ma deciso a cercare di approfittare dell’addio a una sovrana longeva quanto rispettata per trovare maggior spazio. Tanto più sullo sfondo dei sentimenti di distacco crescente dall’istituzione testimoniato da sondaggi recenti fra le minoranze etniche del Regno e più in generale tra le giovani generazioni: in una chiave più storica che di malcontento personale verso i regnanti di oggi, al di là di scandali o polemiche recenti in casa Windsor, e concentrato sulle ombre del passato.

Ombre su cui proprio Carlo sta cercando di manifestare più sensibilità rispetto alla tradizione di palazzo, come ha sottolineato ieri a Leeds a una intellettuale di origine caraibica assicurando di essere non solo contrario a "nascondere alcunché" delle pagine più vergognose della storia dell’ex Impero, ma pure di "esser pronto a parlarne" in prima persona. E che tuttavia restano un elemento di debolezza per la corona nel mondo attuale: sia in patria, sia nelle ex colonie di regioni come i Caraibi, teatro solo pochi mesi fa di un fallimentare tour diplomatico del neo erede al trono William con la consorte Kate.

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