Estero

Missili russi a Mykolaiv, sfiorata la centrale nucleare

L’attacco in prossimità del secondo più grande impianto in Ucraina rilancia la richiesta di smilitarizzare le zone attorno ai reattori

La centrale vista dall’alto (Keystone)
19 settembre 2022
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Missili russi sparati sulla regione meridionale ucraina di Mykolaiv sono caduti ad appena trecento metri dai reattori della centrale nucleare di Pivdennoukrainsk, la seconda più grande del Paese. "L’onda d’urto ha danneggiato gli edifici della centrale. Sono state scollegate anche tre linee elettriche ad alta tensione", ha spiegato l’operatore di Kiev Energoatom, precisando poi che "attualmente tutte e tre le unità di potenza della centrale funzionano normalmente" e "non ci sono vittime tra il personale". I bombardamenti hanno ridotto in frantumi un centinaio di finestre e danneggiato una vicina centrale idroelettrica, mentre la caduta di un razzo ha provocato un cratere profondo due metri.

Uno scampato pericolo che ha subito rilanciato l’allarme sui rischi per la sicurezza degli impianti atomici derivanti dal conflitto. "Gli invasori volevano sparare di nuovo, ma hanno dimenticato cos’è una centrale nucleare. La Russia mette in pericolo il mondo intero. Dobbiamo fermarla prima che sia troppo tardi", ha denunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Poche ore dopo, altri otto missili sono stati lanciati dai russi su Zaporizhzhia, nella regione che ospita la più grande centrale nucleare d’Europa. Per Kiev, è l’ennesima dimostrazione dell’urgenza di smilitarizzare l’area. Una richiesta rilanciata nei giorni scorsi anche dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ma sempre respinta da Mosca, il cui ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha accusato le forze ucraine di bombardare l’impianto con "armi fornite dai Paesi occidentali", esponendo così "l’Europa al pericolo di una catastrofe nucleare".

Intanto, il Cremlino è tornato a farsi sentire bollando come "menzogne" le denunce sulle atrocità commesse dalle truppe russe prima del ritiro dalla regione di Kharkiv, dopo la scoperta di centinaia di corpi sommariamente sepolti in una foresta di Izyum, molti con segni di torture e violenze. Tra i 146 corpi riesumati finora, ha riferito il governatore Oleg Sinegubov, ci sono anche quelli di due bambini.

Tra Mosca e Kiev il rimpallo di responsabilità continua anche sugli attacchi che insanguinano l’Ucraina. I filorussi hanno denunciato un raid nemico a Donetsk con 13 civili uccisi, tra cui due bambini. Gli ucraini hanno riferito invece di 10 civili uccisi e 22 feriti in 24 ore. Intanto, mentre "stabilizza" i territori riconquistati - 80 mila km quadrati in tutto il Paese dall’inizio dell’invasione, secondo il procuratore generale Andriy Kostin -, l’esercito di Kiev continua la controffensiva nel Lugansk, dove ha ripreso nelle ultime ore il villaggio di Bilohorivka, alla periferia di Lysychansk.

Una conquista importante sul piano simbolico, perché toglie a Mosca il pieno controllo sull’oblast. Ma il governatore Serhiy Gaidai ha chiesto pazienza alla popolazione. "Questo processo sarà molto più difficile che nella regione di Kharkiv, visto che non è realistico cogliere di sorpresa il nemico in questa direzione". Quindi, ha avvertito, "ci sarà una dura lotta per ogni centimetro della terra di Lugansk". Anche a Kherson gli ucraini rivendicano passi avanti. Secondo lo Stato maggiore, i russi sono ormai stretti tra l’avanzata delle loro forze e la riva destra del fiume Dnipro, al punto che alcuni comandanti starebbero cercando di mettersi in contatto con Kiev per negoziare la resa.

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