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‘In Thatcher We Truss’, la politica della reincarnazione

La nuova premier conservatrice britannica, nata in una famiglia ‘a sinistra del Labour’, ha scelto di copiare la Lady di Ferro, una strategia vincente

Liz Truss con uno dei suoi abiti che pare preso dall’armadio di Thatcher (Keystone)
6 settembre 2022
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I conservatori britannici non volevano più Boris Johnson, non volevano il suo rivale Rishi Sunak e – a dirla tutta – non volevano nemmeno lei. I conservatori britannici volevano Margaret Thatcher e lei gliel’ha data, resuscitandone lo stile, ricalcandone i modi, ricopiandone i temi, riciclando perfino i suoi vestiti, le sue pose storiche.

Così, facendo la ‘cosplayer’, Mary Elizabeth Truss, per brevità Liz, è diventata la terza donna premier del Regno Unito.


Truss e Thatcher, due donne e un carro armato (Keystone)

I ‘cosplayer’ sono quegli appassionati che girano per eventi e fiere vestiti come i protagonisti di film, fumetti e videogiochi. Sono omaggi viventi a eroi di mondi perlopiù di fantasia, che non ci sono ancora, non ci saranno mai o non ci sono più. E per quel pezzo d’Inghilterra più colpito dalla nostalgite che da una certa età in poi avvolge tutti – ancor più in un Paese che dominava il mondo e ora non si raccapezza più nemmeno davanti a se stesso – non c’era miglior eroina da impersonare di Margaret Thatcher. Poi c’è quell’altra parte che non l’ha mai sopportata, la stessa che alla morte della Lady di Ferro le dedicò lo striscione più corrosivo possibile: "Arrugginisci in pace" ("Rust in Peace", gioco di parole con "Rest in Peace", "Riposa in pace). Ma quella parte a Truss non interessa più.

In questi tempi fortemente polarizzati reincarnare l’anima di Thatcher è stata una grande idea; qualcuno – con perfidia – dice che è anche l’unica che ha Liz Truss, una specie di sottomarca un’imitazione da discount della politica più amata e odiata del Regno. Il tempo ci dirà se la nuova premier si dimostrerà una copia sbiadita dell’originale, qualcosa di più o semplicemente qualcos’altro. Per ora non può far altro che restare impressa quella carrellata di foto in cui Truss indossa un vistoso fiocco bianco sotto una giacca scura, proprio come Thatcher; o si mette in posa su un carro armato durante un viaggio in Estonia, al confine con i cattivi di oggi, la Russia, proprio come Thatcher, in Germania Ovest, si mise in posa al confine con i cattivi di ieri, i comunisti della Ddr, e per estensione l’Unione Sovietica. Truss sulla Piazza Rossa con il colbacco, con un vitello tra le braccia, in sella a una moto, sempre come la vecchia Maggie: pure l’angolazione delle foto è la stessa.

Per rendere ancor più credibile la trasformazione, Truss fa esattamente quel che serve: la nega. E qualche giorno dopo si presenta davanti a un’enorme Unione Jack dipinta su un muro, come chi? Come Margaret Thatcher.


Truss, a destra, con Johnson e la moglie (Keystone)

Infine, il vero colpo di classe, nella società che fa delle classi la sua architrave: rivolgersi ai ricchi, perché i poveri - nel regno Unito - contano qualcosa solo nei film di Ken Loach. Dice che abbasserà le tasse a chi ha tanto, dice che porterà avanti con determinazione la Brexit, (votata, dati alla mano, più da chi aveva poco), lei che ai tempi in cui il leader dei Tories era David Cameron si batteva per restare in Europa.

È il solito gioco: si dice tutto e il contrario di tutto, con la differenza – questa volta – che lei lo è anche stata. Figlia di un professore di matematica pura all’Università di Leeds e di un’infermiera, insegnante e agitatrice delle più grandi campagne contro il nucleare (proprio negli anni di Thatcher, contraria al disarmo), Truss cresce in una famiglia che lei stesso ha definito in un’intervista al Times, "più a sinistra dei laburisti": insomma, se non dei comunisti vecchio stampo, comunque qualcosa di indigesto per il suo attuale elettorato, cresciuto a "God Save the Queen", Marmite e Gentlemen’s Club.

Quando era ancora una bambina, i genitori si trasferirono in Scozia, una parte del Paese che non si sente tale, con una grande spinta indipendentista e un’anima laburista che hanno spesso relegato in un angolo i conservatori che spadroneggiavano altrove. Andava con la mamma alle manifestazioni in cui la gente urlava "Maggie oot", che sarebbe "out" (e cioè fuori), ma si sa che gli scozzesi pronunciano le cose a modo loro. Da quelle esperienze uscirà una ragazza anti-monarchica e vicina ai lib-dem, quel partito di mezzo un po’ terzo polo, un po’ ago della bilancia del Paese. Troverà tempo e modo, con gli anni, di spostarsi ancora più a destra, completando il percorso tra i Tories più morbidi, con Cameron, e poi flirtando con l’ala meno incline ai compromessi.


Margaret Thatcher, premier per 11 anni (Keystone)

Considerata affidabile ma dallo scarso carisma risultava una comprimaria perfetta: confermata nel governo prima da Theresa May e poi da Johnson, aveva negli ultimi tempi annusato l’aria, mantenendosi nell’ombra quando sono uscite le prime candidature per il dopo-Boris. Ha puntato su un’immagine sicura, da aristocratica del popolo, di chi ha studiato a Oxford, ha passato dodici anni dentro al Parlamento più formale eppure più aggressivo d’Europa, fatto di gesti da manuale del bon ton e parole da rissa da pub. Dovrà avere a che fare con una regina che in gioventù aveva contestato, e poi venire a capo delle sue contraddizioni sulla Brexit, sulle priorità al pubblico e al privato, sull’essere, insomma, falco o colomba, carne o pesce, il premier di tutti o solo di chi può darle il voto.

Intanto ha dimostrato di essere una politica abbastanza abile da arrivare dove molti nemmeno si azzardano a pensare, risolvendo anche il problema del carisma nel modo più semplice: specchiandosi in quello di un’altra.

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