Kosovo/Serbia

Vucic: ‘Inutile insistere su mutuo riconoscimento’

Il presidente serbo respinge con fermezza ogni ipotesi di riconoscimento dell’indipendenza di Pristina

27 agosto 2022
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Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha delineato un quadro poco incoraggiante sullo stato del negoziato sul Kosovo, respingendo nuovamente e con fermezza ogni ipotesi di riconoscimento dell’indipendenza di Pristina e condizionando la prosecuzione del dialogo alla creazione della Comunità delle municipalità serbe in Kosovo.

Parlando in diretta televisiva, Vucic ha constatato l’assenza di risultati concreti nelle ultime sessioni negoziali con la dirigenza kosovara, definendo estremamente difficili i colloqui degli ultimi giorni con gli inviati Ue e Usa, Miroslav Lajcak e Gabriel Escobar.

"Quello su cui insistiamo è che non ha più alcun senso continuare a negoziare senza la Comunità delle municipalità serbe in Kosovo", ha detto Vucic, ribadendo le accuse a Pristina di non rispettare gli accordi raggiunti finora con la mediazione europea. Tale Comunità è prevista dagli accordi sottoscritti a Bruxelles nel 2013 nell’ambito del dialogo facilitato dall’Ue.

Richiesta a gran voce da Belgrado, di essa tuttavia non vuol sentir parlare Pristina, che la considera un organismo contrario alla costituzione del Kosovo che vieta la creazione di entità monoetniche sul territorio del paese. Per il premier Albin Kurti si tratterebbe di una riedizione in Kosovo della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, il cui leader Milorad Dodik è nel mirino della comunità internazionale per le sue crescenti aspirazioni secessioniste. A suo dire, accettare un simile organismo è stato un grave errore della passata dirigenza.

Per Vucic, nelle ultime tornate negoziali è stato constatato il persistere di una enorme distanza nelle posizioni di Belgrado e Pristina, a cominciare dal sì all’indipendenza di Pristina e dal mutuo riconoscimento fra Serbia e Kosovo - punti questi sui quali insiste la dirigenza kosovara ma che Belgrado esclude categoricamente.

Per questo, ha detto il presidente, "è inutile continuare a venire a Belgrado con queste richieste, che sono insensate. L’ho detto a Bruxelles, a Belgrado e lo ripeto ora - è inutile perdere tempo e sprecare denaro" per nuove missioni.

A pochi giorni dall’entrata in vigore, il primo settembre, del divieto per i serbi del Kosovo di documenti e targhe automobilistiche emessi da istituzioni a Belgrado, Vucic ha pure ribadito che per Belgrado è fondamentale che i serbi del Kosovo possano entrare e uscire dal Kosovo liberamente presentando documenti rilasciati dalla Serbia.

Per il presidente, Pristina potrà rilasciare da parte sua propri documenti di identità per ragioni pratiche e per facilitare gli spostamenti, essi però non saranno esclusivi e non rappresenteranno un riconoscimento implicito dell’indipendenza della sovranità statale del Kosovo. Belgrado, che non riconosce l’indipendenza del Kosovo, non può consentire che i serbi del Kosovo vengano trattati come stranieri.

Sulla questione delle targhe invece Vucic ha constatato che non vi è ancora alcuna intesa, e che non si può prevedere cosa accadrà dopo il primo settembre. L’importante, ha sottolineato, è che le eventuali proteste della popolazione serba si svolgano in maniera pacifica senza eccessi e violenze.

Il provvedimento, che doveva inizialmente entrare in vigore il primo agosto, fa infatti temere nuove proteste e disordini come avvenuto a fine luglio. Per prevenire nuove violenze Kfor e Eulex hanno rafforzato il pattugliamento e l’attività di controllo nel nord del Kosovo a maggioranza serba.

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