Estero

L’Estonia chiude l’ingresso ai russi

Tallinn revoca visti e chiede lo stop Ue. Cremlino infuriato. La Germania dissente con la mossa estone e Kiev chiede spiegazioni

La prima ministra estone Kaja Kallas (Keystone)
11 agosto 2022
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- La questione dei visti turistici per i russi - tranquillamente a zonzo per l’Europa, seppure in numeri ampiamente ridotti rispetto all’epoca pre-guerra e soprattutto pre-Covid - deflagra in piena estate. I Baltici e la Finlandia, ovvero i Paesi ‘frontalieri’ che più degli altri si trovano a gestire i flussi, complice la mancanza di collegamenti diretti aerei, sono sul piede di guerra. L’Estonia dalle parole è passata ai fatti: ha deciso di vietare l’ingresso ai russi in possesso di visti Schengen emessi da Tallin e promosso la proposta di uno stop collettivo a livello Ue.

Un’idea che ha suscitato la sostanziale contrarietà del cancelliere tedesco Olaf Scholz, scatenando l’ira di Kiev. "Questa è la guerra di Putin e quindi mi trovo a disagio con l’opzione" di negare i visti turistici "a tutti i cittadini russi", ha sostenuto Scholz sottolineando come ci siano numerose sanzioni e provvedimenti per l’invasione dell’Ucraina e dunque "perderebbero effetto" se colpissero tutti, anche "chi non ha colpe". Al cancelliere ha risposto a stretto giro il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. "Questa è la guerra della Russia, non solo di Putin", ha scritto su Twitter. "I russi sostengono a larga maggioranza la guerra, acclamano i missili che colpiscono le città ucraine e l’uccisione degli ucraini: lasciamo che i turisti russi si godano la Russia allora".

L’aspra posizione di Kiev, sostenuta apertamente dai Baltici, dalla Finlandia e dalla Polonia, segna un salto qualitativo rispetto alla posizione sinora assunta da Bruxelles (e avallata dalle capitali dei grandi Paesi Ue), ovvero separare le responsabilità delle élite da quelle dei comuni mortali. Ecco, man mano che il tempo passa (e la guerra impazza) la strategia rischia di diventare più complicata.

Odio social

Sui social stanno affiorando diversi casi (sgradevoli) di russi ostili all’Ucraina, e a volte persino all’Europa, eppure tranquillamente in ferie nel Vecchio Mondo. Al primo episodio noto, una russa in Germania che dileggiava dei rifugiati ucraini, si è aggiunto il video di un ragazzo ostile a una manifestazione pro-Kiev a Milano, davanti al Duomo. E ha fatto molto scalpore, tra i russofoni, l’uscita scomposta di un influencer russo che, da Parigi, criticava il cibo e la cultura francesi, con una tirata su TikTok farcita d’insulti. L’aneddotica, come sempre, non fa statistica ma questi casi vengono poi amplificati e finiscono per influenzare il dibattito pubblico. L’obiettivo ora è quello di arrivare al consiglio informale degli Affari Esteri di Praga, previsto per fine agosto, con una proposta da sottoporre ai ministri. La Commissione per ora non si sbilancia e ricorda che già ora è possibile rifiutare i visti ai russi, dopo controlli individuali, sulla base di diverse ragioni. Ma ricorda anche che l’Ue ha degli obblighi di diritto internazionale da rispettare, dunque l’emissione di visti per ragioni umanitarie, ad esempio agli attivisti, agli oppositori o ai giornalisti in pericolo, dovrebbe essere sempre garantita. Mosca, nel mentre, spera che nell’Ue prevalga il "buon senso" e non si arrivi a un bando generalizzato.

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