Estero

Esplosioni in Crimea. Kiev rivendica l’attacco

Mosca parla di incidente in un deposito di munizioni, ma fonti militari ucraine confermano che c’è la loro mano: ‘È solo l’inizio’

Soldato ucraino tra le case bombardate a Mikolayv (Keystone)

La guerra in Ucraina è arrivata fino in Crimea e nel cuore della difesa russa nella penisola. Un’importante base aerea, ponte per le attività della flotta di Vladimir Putin nel Mar Nero, è stata danneggiata da diverse esplosioni, alcune delle quali molto potenti, che sono state avvertite a decine di chilometri di distanza. Provocando anche un morto e sette feriti, tra cui due bambini. Per Mosca si è trattato di un semplice incidente in un deposito di munizioni.

Ufficialmente Kiev ha negato di conoscere la causa delle esplosioni, ma fonti militari ucraine hanno fatto sapere che si è trattato di un loro attacco. "È solo l’inizio", ha twittato Mykhailo Podolyak, il braccio destro di Volodymyr Zelensky. Una tranquilla giornata sulle spiagge della Crimea affollate di turisti russi è stata così interrotta bruscamente da una serie di esplosioni, secondo i testimoni almeno 12, avvertite nel distretto di Saki, nei pressi di un aerodromo militare russo. Imponenti colonne di fumo nero sono state immortalate dai video diffusi sui social dai bagnanti in fuga.

Dopo le prime frammentarie notizie diffuse dai funzionari filorussi locali, il ministero della Difesa di Mosca ha comunicato che le esplosioni si sono verificate in un deposito di munizioni nell’area della base militare situata vicino al villaggio di Novofedorovka, utilizzata anche per gli aerei della Marina. E che non si è trattato di un attacco deliberato, quanto piuttosto di un incidente, provocato dall’esplosione di alcune munizioni, è stato puntualizzato nella nota, senza tuttavia chiarire la causa delle detonazioni.

La versione ucraina

A Kiev la versione ufficiale, affidata al ministero della Difesa, è che "non si conoscono le cause dell’incendio nel territorio dell’aeroporto Saki". Ma un alto funzionario militare ha detto al New York Times che si è trattato di un attacco per colpire "una base aerea da cui partivano regolarmente aerei per colpire le nostre truppe nel teatro meridionale". Poco dopo è arrivato il tweet del consigliere presidenziale Podolyak, che è suonato come una rivendicazione di fatto. "Il futuro della Crimea sarà quello di essere una perla del Mar Nero, un parco nazionale con una natura unica e una località turistica mondiale. Non una base militare per terroristi", ha scritto l’uomo più fidato di Zelensky. Concludendo il messaggio con un avvertimento al nemico: "Questo è solo l’inizio".

Cambio di scenario

Se fosse realmente un raid ucraino, si tratterebbe di una significativa escalation nel conflitto e un primo attacco in grande stile su un territorio considerato sacro per Putin, diventato parte integrante alla Russia dopo l’annessione del 2014. Il mese scorso un piccolo ordigno portato da un drone era esploso nel quartier generale della flotta russa del Mar Nero nel porto di Sebastopoli, ferendo sei persone ma provocando pochi danni, e in quel caso gli ucraini avevano negato la loro responsabilità.

Ben diverso invece è l’impatto di un attacco alla base aerea di Saky, che tra l’altro si trova a circa 200 chilometri dietro le linee del fronte nel sud dell’Ucraina. Suggerendo che gli ucraini possano aver impiegato armi potenti e precise. Indebolire le difese nemiche in Crimea sarebbe funzionale a Kiev per consolidare la controffensiva su Kherson, mentre i russi restano concentrati nel Donbass dove continuano a guadagnare terreno seppur con lentezza: solo 10 km in un mese, secondo l’intelligence britannica.

In questo quadro Mosca, per migliorare la sorveglianza sui propri obiettivi militari e sui movimenti delle truppe ucraine, potrebbe ricorrere ad un satellite iraniano, il Khayyam, appena mandato in orbita dal Kazakhstan. Teheran ha assicurato che il satellite rimarrà sempre sotto il suo controllo per scopi civili, ma secondo diversi 007 occidentali citati dal Washington Post la Russia "pianifica di utilizzare il satellite per diversi mesi o più" per assistere i suoi sforzi bellici prima di consentire all’Iran di prenderne il controllo.

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