Estero

La Turchia processa l’Ong anti-femminicidi: ‘È immorale’

L’organizzazione rischia la chiusura: protesta delle donne a Istanbul

Donne protestano nel centro di Istanbul (Keystone)
1 giugno 2022
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Da oltre un decennio è la principale sentinella sul dramma dei femminicidi in Turchia. Di fronte a cifre ufficiali mancanti o incomplete, il suo accurato lavoro quotidiano di ricerca e verifica, citando le vittime una per una, ha messo sotto i riflettori gli spaventosi dati sulle donne uccise in tutto il Paese, dalle zone rurali dell’Anatolia alle grandi metropoli. Ma le sue denunce non sono piaciute a tutti.

E così la piattaforma ‘Fermeremo i femminicidi’ è finita sotto processo a Istanbul con l’accusa di aver commesso "attività contro la legge e la morale" e rischia ora la chiusura. L’inchiesta contro la piattaforma era stata lanciata dopo alcuni esposti privati contro sue esponenti, accusate di "distruggere la famiglia con il pretesto dei diritti delle donne". Il mese scorso, la procura ne ha chiesto la dissoluzione, scatenando subito forti proteste. "Non sarai mai sola", hanno urlato le decine di donne giunte a manifestare per la prima udienza davanti al Palazzo di giustizia di Caglayan, sventolando le bandiere viola simbolo del movimento femminista in Turchia.


La protesta dopo l’uscita dalla Convenzione di Istanbul (Keystone)

Decisione il 5 ottobre

Aggiornato al prossimo 5 ottobre, il caso sta agitando il Paese, facendo scattare una campagna di solidarietà a sostegno dell’ong, con oltre 300 avvocati che si sono offerti di difenderla in tribunale. Le attiviste turche sono da tempo in rotta di collisione con il presidente Recep Tayyip Erdogan, accusato di limitare la libertà delle donne con le sue posizioni conservatrici, dagli appelli a fare "almeno tre figli" alle tensioni per il ritiro di Ankara dalla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.

"C’è un movimento di donne molto organizzato in Turchia e riteniamo che questo processo sia un attacco contro la lotta per i loro diritti", ha denunciato Nursel Inal, una delle responsabile dell’organizzazione. "Siamo sotto pressione da parte del governo perché rendiamo evidente ogni femminicidio, pubblicando i nomi delle donne uccise. I nostri rapporti - ha accusato - contraddicono il governo, che pretende che il numero dei femminicidi sia basso". Secondo la piattaforma, nel 2021 sono state almeno 423 le donne uccise in Turchia, quasi tutte da parte di familiari. E dall’inizio di quest’anno, le vittime registrate sono già 160. Numeri drammatici su cui ora rischia di non poter più fare luce.

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