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Stretta di Trudeau sulle armi dopo la strage in Texas

Gli Stati Uniti restano immobili, mentre i vicini corrono ai ripari per evitare il rischio emulazione

Trudeau durante l’annuncio (Keystone)
31 maggio 2022
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A pochi giorni dalla strage in una scuola elementare in Texas, il premier progressista Justin Trudeau gioca d’anticipo e annuncia in Canada un piano per una ulteriore stretta sulle armi. È quello che vorrebbe fare anche Joe Biden, che però non può vantare una adeguata maggioranza parlamentare (soprattutto al Senato) e deve fare i conti con lo storico diritto all’autodifesa, che in Canada non è sancito nella costituzione.

Il progetto di legge prevede un "congelamento nazionale" della proprietà delle armi vietandone ogni ulteriore acquisto, vendita, trasferimento o importazione. Trudeau vuole così fissare ai livelli attuali il tetto del numero di fucili e pistole, che secondo alcune stime si aggira intorno ai 13 milioni, pari a 34,7 armi ogni 100 abitanti, contro le oltre 300 milioni in Usa, ossia 120,5 armi ogni 100 residenti.

Il provvedimento impone inoltre che i caricatori per le armi lunghe siano modificati in modo che non possano sparare più di cinque colpi per volta, e vieta di vendere o trasferire caricatori ad alta capacità: un modo per limitare la potenza devastante dei fucili semi automatici usati spesso nelle stragi. Il premier canadese intende anche confiscare la licenza a chi è coinvolto in atti di violenza domestica o molestie, come lo stalking.

Ma Trudeau si spinge oltre e vorrebbe obbligare gran parte dei proprietari di "armi d‘assalto in stile militare" a restituirle in base ad programma governativo di ’buyback’. Un programma che riecheggia quello lanciato nel 2019 dalla premier neozelandese Jacinda Ardern (ricevuta oggi da Biden nello studio Ovale), dopo che un lupo solitario entrò in due moschee a Christchurch uccidendo 51 persone e ferendone altre decine. E quello dell’Australia, dopo il massacro del 1996 a Port Arthur (35 morti).


Lacrime e abbracci tra sopravvissuti a Uvalde, in Texas (Keystone)

Il disegno di legge del governo canadese inasprisce inoltre le pene per chi contrabbanda armi e le modifica per aumentarne la capacità, oltre a conferire alla polizia i poteri di sequestrarle armi alle persone che un giudice ritenga pericolose per se stesse o per gli altri.

Il partito liberale di Trudeau non ha la maggioranza alla House of Commons, ma si prevede che il New Democratic Party, orientato a sinistra e da tempo alfiere di una stretta sulle armi, appoggi il provvedimento consentendogli di superare la potenziale opposizione dei conservatori e di entrare in vigore in autunno.

"Non c’è alcuna ragione per cui qualcuno in Canada debba avere armi nella sua vita quotidiana, a parte quelle per la caccia e le attività sportive", ha spiegato il premier, che rilancia il Canada come l’altra faccia dell’America, quella della pacifica convivenza multirazziale e del buon senso.

"Come governo, come società, abbiamo la responsabilità di prevenire altre tragedie: dobbiamo solo guardare a sud del confine per capire che se non prendiamo l’iniziativa, fermamente e rapidamente, diventerà sempre più difficile contrastare il fenomeno", ha osservato riferendosi al crescente numero di sparatorie negli Stati Uniti. "La questione delle armi è complessa ma la matematica è semplice: meno armi circolano meno pericoli ci sono", ha sintetizzato.

Trudeau aveva già varato una stretta sulle armi dopo la sparatoria più sanguinaria della storia canadese, quella del 2020 in Nuova Scozia, quando un killer, spacciatosi per poliziotto, uccise 22 persone: pochi giorni dopo vietò, tra l’altro, 1500 differenti tipi di armi d’assalto, compreso l’AR-15 usato nella strage texana e nella maggior parte delle carneficine americane. A Biden invece non resta che sperare in un qualche compromesso nei negoziati bipartisan cominciati oggi e ai quali intende partecipare direttamente, ma che non porteranno mai ad un giro di vite radicale come quello promesso da Trudeau.

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