Estero

Caso Cucchi, colpevoli ‘coscienti delle conseguenze delle botte’

La Cassazione italiana ha reso note le motivazioni della condanna a 12 anni dei Carabinieri autori del pestaggio. Dai medici ‘negligenti omissioni’

(Keystone)
9 maggio 2022
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Il "pestaggio" di Stefano Cucchi avvenuto nella caserma dei Carabinieri di Roma Casilina – la notte del 16 ottobre 2009 – è stata la "causa primigenia" di una serie di "fattori sopravvenuti’", tra i quali le "negligenti omissioni dei sanitari", che ha causato la morte del geometra romano. Lo afferma la Cassazione nelle motivazioni del verdetto che ha condannato a 12 anni di reclusione i cc Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.

"La questione della prevedibilità dell’evento" delle lesioni e poi della morte, nel caso del pestaggio subito da Stefano Cucchi ad opera dei Carabinieri, "è certamente fuori discussione, date le modalità con le quali gli imputati hanno percosso la vittima, con colpi violenti al volto e in zona sacrale, ossia in modo idoneo a generare lesioni interne che chiunque è in grado di rappresentarsi come prevedibile conseguenza di tale azione". Lo sottolinea la Corte respingendo i ricorsi dei Carabinieri autori del pestaggio di Cucchi che sostenevano il "decorso anomalo" della sua morte.

Il legale della madre: riconosciuto nesso tra pestaggio e morte

"La sentenza ha recepito quanto sostenuto fin dall’inizio da questa difesa in tema di nesso di causalità tra il pestaggio subito da Stefano ed il suo decesso". Lo afferma l’avvocato Stefano Maccioni, legale della mamma di Stefano Cucchi, Rita Calore, commentando le motivazioni della sentenza. "Unico rammarico è il tempo trascorso che alla fine rappresenta il vero nemico di tutte le vittime di reato", ha concluso il penalista che rappresenta anche Cittadinanzattiva.

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