Estero

Base navale cinese alle Salomone, per Pechino è una fake news

La Cina smentisce le notizie circa la costruzione di una struttura nel piccolo Stato del Pacifico con cui è stato siglato un accordo per la sicurezza

Il premier delle Isole Salomone Manasseh Sogavare e il suo omologo cinese Li Keqiang
28 aprile 2022
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La Cina smentisce, definendole ‘fake news’, le ipotesi sulla costruzione di una base navale nelle Isole Salomone in forza dell’accordo sulla sicurezza appena siglato con il piccolo Stato del Pacifico meridionale, chiedendo di accantonare la "teoria della minaccia militare cinese".

La smentita, la prima del ministero della Difesa, è maturata durante la conferenza stampa mensile virtuale: "Si tratta di una notizia completamente falsa che distorce volutamente i fatti e crea tensione, in modo del tutto irresponsabile e la Cina vi si oppone con forza", ha detto il portavoce Tan Kefei sulle critiche soprattutto dai media australiani.

Lo stesso premier australiano Scott Morrison ha affermato in settimana una base militare cinese nelle Isole Salomone rappresenterebbe una "linea rossa" per il suo governo, in risposta al patto sulla sicurezza di Honiara e Pechino che ha spinto Usa e Giappone a mandare inviati nel piccolo Stato per esprimere la loro profonda preoccupazione.

"Le notizie che la Cina costruirà una base navale nelle Isole Salomone sono puramente fake news", ha aggiunto Tan, ripetendo la posizione ufficiale cinese secondo cui "l’accordo facilita la cooperazione per il mantenimento dell’ordine sociale, la protezione della proprietà, l’assistenza umanitaria, la risposta ai disastri naturali e in altre aree di mutuo vantaggio. Esortiamo le parti interessate a smettere di esaltare la teoria della minaccia militare cinese e fare cose più pratiche che portino alla pace, alla stabilità e alla prosperità nella regione del Pacifico meridionale".

La linea rossa tracciata dall’Australia fa leva sul fatto che i dettagli del patto sono pubblici, mentre una bozza trapelata a fine marzo metteva nero su bianco che le navi della marina cinese potessero contare su "un porto sicuro" nell’arcipelago distante soltanto 2.000 chilometri dalla costa australiana.

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