Estero

Ucraina, il Foreign Office denuncia un complotto di Mosca

‘Piano su leader filo-russo’. Stati Uniti preoccupati dalle accuse mosse dalla Gran Bretagna. La Russia le bolla come ‘assurde’

Mosca chiede a Londra ‘di smetterla di diffondere assurdità’
(Keystone)
23 gennaio 2022
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Roma – L’Ucraina “continuerà nella sua politica di smantellamento di qualsiasi struttura oligarchica e politica” filo-russa impegnata a destabilizzare il Paese. Dopo le accuse britanniche su un presunto piano di Mosca per installare un governo amico con “un’invasione e un’occupazione” in piena regola, Kiev promette di soffocare l’ascesa di esponenti e gruppi di pressione legati agli “occupanti”. Accolto con “preoccupazione” dagli Stati Uniti, che tornano a minacciare una “risposta dura” insieme agli “alleati europei” se “anche solo un altro membro delle forze russe” varcherà il confine “in modo aggressivo”, il complotto denunciato dal Foreign Office ha subito trovato la sdegnata replica di Mosca, che chiede a Londra “di smetterla di diffondere assurdità” e “porre fine a queste attività provocatorie”.

Nel day after, le accuse del governo di Boris Johnson spingono comunque in prima pagina l’uomo su cui Vladimir Putin punterebbe per guidare un esecutivo fedele al Cremlino, l’ex deputato ucraino Yevhen Murayev, venuto oggi allo scoperto con dichiarazioni su Facebook. Al “popolo ucraino”, ha scritto il “potenziale candidato” additato da Londra, “servono nuovi leader”. E lui si dice pronto a dare il proprio contributo, negando però di essere al soldo di Mosca. “L’Ucraina ha bisogno di nuovi politici, la cui politica sarà basata sugli interessi nazionali dell’Ucraina e del suo popolo”, scrive Murayev, secondo cui “il tempo dei politici filo-occidentali e filo-russi è passato irreversibilmente” e ora c’è “bisogno di unità e coesione più che mai”.

Oltre a lui, come parte del presunto complotto, il Regno Unito cita altre quattro figure legate all’ex presidente Viktor Yanukovich, esautorato nel 2014 dopo le proteste filo-europee, tra cui l’ex premier Mykola Azarov. Aprendo la settimana in cui gli Usa si sono impegnati a consegnare le “risposte scritte” richieste dalla Russia sul tema della sicurezza al fronte orientale della Nato, il dossier ucraino e le possibili sanzioni a Mosca torneranno lunedì in primo piano sul tavolo del Consiglio Affari esteri dell’Ue, cui parteciperà in videoconferenza anche il segretario di Stato americano Antony Blinken. “Qui in gioco c’è la difesa dei principi che sono alla base del diritto internazionale e non possiamo transigere”, ha avvertito il capo della diplomazia di Washington, assicurando di non avere “nessun dubbio sulla determinazione della Germania contro la Russia e nel tenere unito il fronte della Nato”, dopo le polemiche sul rifiuto di Berlino di fornire armi a Kiev, al contrario di Usa, Regno Unito e Paesi baltici.

Speculazioni cui nelle scorse ore si sono accompagnate le dimissioni del capo della Marina tedesca, viceammiraglio Achim Kay Schoenbach, finito nella bufera dopo aver espresso apprezzamenti per Putin e definito “senza senso” l’idea di un’invasione russa. Un quadro che per Kiev potrebbe “incoraggiare” l’invasione di Mosca. Tensioni che hanno spinto il cancelliere tedesco Olaf Scholz a ribadire che un’aggressione avrebbe “costi elevati”, chiedendo però “saggezza” nella scelta di eventuali sanzioni alla luce delle “conseguenze” anche per l’economia europea, a partire dalle forniture di gas.

Sulla crisi in Ucraina è intervenuto oggi anche papa Francesco. “Seguo con preoccupazione l’aumento delle tensioni”, ha detto il Pontefice all’Angelus, lanciando “un accorato appello a tutte le persone di buona volontà, perché elevino preghiere a Dio onnipotente affinché ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte”, e proponendo per mercoledì “una giornata di preghiera per la pace”.

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