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Concordia, i naufraghi tornano al Giglio: fiori in mare

Dieci anni dopo il disastro il ricordo delle 32 vittime. L’ex capo della Protezione civile Gabrielli: ci sono anche altri responsabili

Il lancio della corona di fiori (Keystone)
13 gennaio 2022
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Fiori in mare dove si consumò la tragedia, la messa, una lapide con la ‘preghiera dei naviganti’ e poi il suono delle sirene delle barche, la cosiddetta ’tufata’, per ricordare il naufragio della Costa Concordia e le 32 vittime. Nel decennale del disastro oggi in tanti sono tornati al Giglio (Grosseto) per partecipare alle commemorazioni: naufraghi e parenti delle vittime, ma anche istituzioni e altri protagonisti di allora, come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, allora a capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, e Gregorio De Falco, responsabile delle operazioni di soccorso la sera della tragedia. Il Giglio non dimentica, e non vuol dimenticare, quel venerdì 13 gennaio 2012 quando la nave da crociera Costa Concordia urtò nel fare un ‘inchino’ gli scogli de Le Scole davanti all’isola.

Falla di 70 metri

Un impatto fortissimo che causò l’apertura di una falla di circa 70 metri sul lato sinistro dello scafo. La nave si arenò poi a punta Gabbianara, su uno scalino di roccia che le evitò di inabissarsi. A bordo della Concordia, salpata da Civitavecchia per Savona, 4.229 persone (3.216 passeggeri e 1.013 membri dell’equipaggio): in 32 persero la vita, 157 i feriti. Per quella tragedia il comandante della nave, Francesco Schettino, è stato condannato a 16 anni. “Questa sarà l’ultima celebrazione pubblica perché non vogliamo dimenticare ma rispettare le vittime“, ha avvertito il sindaco di Isola del Giglio Sergio Ortelli. "Il consiglio comunale ha deciso di celebrare questo giorno per sempre chiamandolo ‘Giornata della memoria’ - ha spiegato -, perché è doveroso nei confronti delle vittime e dei loro parenti”. Poche polemiche hanno accompagnato la giornata, solo Gabrielli ha sottolineato che il disastro della Costa Concordia a 10 anni dalla tragedia "ci insegna che si possono fare degli errori tragici e anche sistemici, perché ritengo che c’è un responsabile penale ma ci sono anche altri responsabili di questa tragedia. E ci insegna che è possibile riscattarsi, porre rimedio agli errori, e anche che laddove si realizzano corrette sinergie si possono conseguire cose straordinarie”.


La nave dopo l’incidente (Keystone)

La fiaccolata

Nel corso della giornata è stata deposta una corona di fiori in mare, davanti a punta Gabbianara, in ricordo dei 32 morti. A loro è stata dedicata anche la messa di suffragio celebrata dal vescovo di Grosseto padre Giovanni Roncari in una gremita chiesa dei Santi Lorenzo e Mamiliano a Giglio Porto, luogo che ospitò centinaia dei naufraghi tratti in salvo la notte del disastro. Tra questi anche molti bambini. In serata le commemorazioni proseguono con una fiaccolata.

Poi, alle 21,45, orario in cui la Concordia finì sugli scogli, la ‘tufata’, seguita dalla preghiera per le vittime e dalla scopertura della lapide con la ’Preghiera del navigante’, installata presso il molo di levante di Giglio Porto. “Tornare in questo luogo è un’emozione come allora. Ero a cena al ristorante a poppa, all’altezza del ponte 4 - ricorda Luciano Castro, uno dei sopravvissuti del disastro -, quando ho sentito una vibrazione molto forte, poi un colpo che non era altro che lo strappo provocato dallo scoglio sulla chiglia. Ci fu un blackout ma nessuno ci disse cosa era accaduto”. Sull’isola oggi anche Kevin Rebello, fratello di Russell, il cameriere indiano morto nel naufragio il cui corpo fu ritrovato solo molti anni dopo, quando la nave stava per essere smantellata al porto di Genova.


Due delle sopravvissute di allora arrivano al Giglio (Keystone)

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