Estero

Omicron, in Gb raddoppiano i casi

Registrati 1’239 positivi in 24 ore. La maggior parte dei contagiati si trova in Inghilterra

(Keystone)
12 dicembre 2021
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La variante Omicron del coronavirus prende sempre più piede nel Regno Unito, dove si segnalano 1’239 nuovi casi, quasi il doppio rispetto ai 633 di ieri e dove, per la prima volta, si segnalano ricoveri legati alla nuova e più contagiosa mutazione del virus.

La maggior parte dei contagiati da Omicron è in Inghilterra (1’196 i nuovi per un totale di 2’953). In Scozia sono 38 le nuove infezioni (159 in tutto) mentre non se ne contano di nuovi in Galles (15 gli attuali). In Irlanda del Nord sono 5 i nuovi casi (10 in totale). La notizia dei primi ricoveri è stata data dal ministro dell’istruzione, Nadhim Zahawi, mentre Susan Hopkins, capo consulente medico dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, fa sapere che gli ospedali stanno “diagnosticando Omicron in un numero crescente di persone che entrano nei pronto soccorso”.

La Gran Bretagna è ormai da mesi alle prese con decine di migliaia di contagi giornalieri da Covid, e il diffondersi di Omicron rischia di complicare ulteriormente la gestione della pandemia. Una situazione che secondo gli esperti della London School of Hygiene and Tropical Medicine rende necessarie nuove e più dure restrizioni, il cosiddetto ‘piano C’, un’eventualità che il governo di Boris Johnson ha finora escluso. Questo mentre il piano B - misure non particolarmente rigide per limitare i contagi - va al voto di Westminster, prima di entrare in vigore martedì prossimo. Ieri l’Agenzia per la sicurezza sanitaria aveva già avvertito che, in mancanza di una strategia di contenimento più rigorosa, i morti da Covid nei prossimi 5 mesi potrebbero essere addirittura 75’000.

Allerta passa da 3 a 4

Il Regno Unito alza inoltre l’allerta Covid da livello 3 a livello 4, proprio “alla luce del rapido aumento dei casi di Omicron”: lo rende noto un comunicato dell’autorità sanitaria nazionale. Intanto è stato anche annunciato un intervento del primo ministro Boris Johnson, che parlerà in diretta alla nazione questa sera alle 20 ora locale, le 21 in Svizzera. Fornirà un aggiornamento in particolare sulla campagna di somministrazione delle terze dosi di vaccino o booster.

Nel comunicato si sottolinea che l’emergere di Omicron “aggiunge ulteriore e rapidamente crescente rischio per i servizi della sanità pubblica”.

Preoccupazione anche in altri stati

Ma Omicron - la cui pericolosità deve essere ancora accertata - preoccupa tutto il mondo, non solo il Regno Unito. In Israele, il premier Naftali Bennett ha difeso la scelta di chiudere i confini nazionali, invitando i connazionali d vaccinarsi senza esitazioni: il ‘booster’ infatti, sembra essere efficace anche contro la mutazione, hanno indicato scienziati israeliani. La chiusura delle frontiere - in vigore almeno fino all 22 - ha però provocato le critiche del Custode di Terrasanta padre Francesco Patton, per il quale “il divieto di ingresso per gli stranieri in Israele comporta tagliare fuori dal Paese tutti i pellegrini cattolici del mondo in occasione del Natale”.

In Turchia si registrano intanto i primi sei casi di Omicron, mentre l’Austria, in controtendenza vista la diminuzione dei contagi, mette fine alle restrizioni imposte tre settimane fa anche alle persone vaccinate in gran parte del Paese per combattere l’aumento delle infezioni da coronavirus. Ma solo i vaccinati riconquisteranno la libertà: chi non si vaccina continuerà a essere sottoposto a un severo lockdown, in vista dell’obbligo vaccinale per tutti che scatterà a febbraio. Anche in Belgio i nuovi casi giornalieri appaiono in frenata: tornano sotto ai 15’000 nella settimana dal 2 all’8 dicembre, un calo del 17% rispetto a quella precedente. Scendono anche i ricoveri, ma resta invece invariato, al 16,6%, il tasso di positività sul numero di tamponi eseguiti.

Dall’altra parte del mondo, il Brasile corre invece ai ripari contro Omicron: un giudice della Corte Suprema del Paese ha imposto a chiunque entri nello Stato dall’estero, un certificato di avvenuta vaccinazione contro il Covid-19: una decisione che ribalta le precedenti regole dell’agenzia sanitaria nazionale, che richiedevano solo un tampone molecolare negativo ai visitatori.

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