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Vincono i contadini, Modi ritira la riforma agraria

Revocata la liberalizzazione dopo un anno di marce e proteste che hanno paralizzato le grandi città

Le proteste dei contadini indiani (Keystone)
19 novembre 2021
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Non hanno ceduto all’inverno, uno dei più gelidi degli ultimi anni. Hanno resistito alle bastonate, alle cariche con gli idranti della polizia, al rischio, sempre in agguato, che la tensione degenerasse in violenza. Sono sopravvissuti alle ondate di Covid. Per dodici lunghi mesi i contadini indiani hanno continuato a protestare, a tenere in vita gli accampamenti alle porte della capitale, a marciare. In molti sono stati arrestati, in 675 hanno perso la vita dall’inizio della battaglia. Ma l’hanno avuta vinta.

L’annuncio

A sorpresa, il premier indiano Narendra Modi, ha ammesso, con un inedito atteggiamento di umiltà, che “forse sono stati fatti degli errori”. E ha annunciato che il governo cancellerà le tre leggi di riforma del settore agricolo pesantemente contestate. Un dietrofront clamoroso che ha premiato i contadini nel giorno in cui i sikh celebrano la nascita del fondatore della loro religione. E sikh sono, in stragrande maggioranza, gli agricoltori del Punjab e dell’Haryana, quelli che che hanno dato il maggior contributo alla protesta.


‘Siamo contadini, non terroristi’

La lotta, una delle più sentite e lunghe nella storia dell’India indipendente è iniziata nel novembre del 2020 per chiedere la cancellazione della riforma neoliberista del governo, che apriva al libero mercato i prodotti delle campagne e metteva i coltivatori alla mercé dei grandi gruppi di acquisto. Da allora gli agricoltori, che sono quasi la metà degli indiani e che, per due terzi, posseggono appena un ettaro di terra, non hanno smesso di lottare, nonostante vari episodi di violenza e perdite di centinaia di vite. E avrebbero continuato a oltranza, come promesso dopo gli inconcludenti incontri col governo, che per un intero anno non ha mai mostrato l’intenzione di cedere.

Le reazioni

Quella annunciata oggi è stata l’ennesima sorpresa del premier, un colpo di teatro che ha spiazzato l’India. Mentre i contadini inneggiavano alla vittoria nelle strade di tutto il paese, con dolci, danze e cortei di trattori, molti seguaci del premier si dichiaravano delusi. Prima tra tutti l’attrice pasionaria Kagana Ranault, che ha definito il cambio di rotta “triste, vergognoso e scorretto” commentando che “così il potere passa dal governo a chi occupa le strade”. Vari esponenti del Bjp hanno fatto acrobazie elogiando la saggezza di Modi e affermato che, d’ora in poi, sarà visto come un leader sensibile e benevolente.

I partiti di opposizione hanno celebrato il trionfo della democrazia e ipotizzato che il cedimento si debba alle prossime elezioni in quattro importanti stati, tra cui il Punjab, lo stato in cui vive lo zoccolo duro delle organizzazioni dei contadini. Che ancora una volta non si sono smentiti: vittoriosi, in festa, ma sempre intransigenti, hanno già annunciato che non interromperanno subito la protesta. Ma aspetteranno l’approvazione della legge sul prezzo minimo dei prodotti, la loro sola garanzia di sopravvivenza.

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