Estero

Cina, Xi verso il consolidamento del potere al Plenum del Pcc

I quasi 400 funzionari che compongono il Comitato centrale si sono riuniti a Pechino per la plenaria di quattro giorni in vista del congresso nel 2022

(Keystone)
8 novembre 2021
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Il sesto Plenum del Partito comunista cinese ha aperto oggi i battenti per un meeting a porte chiuse che dovrebbe, nelle previsioni, rafforzare la presa del potere del presidente Xi Jinping in vista del congresso del Pcc di fine 2022.

I quasi 400 funzionari che compongono il Comitato centrale, tra effettivi e supplenti, si sono riuniti a Pechino per la plenaria di quattro giorni, ha riferito l’agenzia Xinhua, aperta da Xi nel suo ruolo di segretario generale del Pcc con un rapporto di lavoro e “spiegazioni su una bozza di risoluzione sui principali risultati e sull’esperienza storica” per il partito attraverso i suoi 100 anni di storia.

La risoluzione getterà le basi per il Ventesimo congresso del Pcc durante il quale ci si aspetta che Xi ottenga un inedito terzo mandato, consolidando la sua posizione di leader più potente della Cina dai tempi di Mao Zedong.

Considerato il leader cinese più potente dai tempi di Mao, il doppio mandato di Xi è stato caratterizzato dall‘ampia e profonda lotta alla corruzione, dalla stretta in regioni come Xinjiang, Tibet e Hong Kong e da un approccio sempre più deciso e attivo nelle relazioni internazionali. Parallelamente, c’è stata la creazione del culto della leadership che ha represso critiche, eliminato rivali e introdotto la sua teoria politica (nota come ’Il pensiero di Xi Jinping’), trascritta prima nelle costituzioni di Partito e Repubblica popolare e poi, dal primo settembre scorso, diventata materia di studio per gli studenti, dalle elementari alle università.

La nuova risoluzione, che dovrebbe concentrarsi su ’grandi conquiste ed esperienza storica’ piuttosto che su ’problemi’ o ‘domande’ storici, potrebbe essere un’opportunità per ordinare alcuni pezzi di storia poco graditi a Xi, inclusi gli eccessi delle riforme economiche degli anni ’90, ora nel mirino della sua campagna sulla “prosperità comune”, voluta contro le disuguaglianze e per rafforzare la supervisione sui colossi societari, a partire da quelli tecnologici.

La risoluzione del Comitato centrale sarebbe la terza del suo genere: con la prima, nel 1945, Mao eliminò gli oppositori alla sua visione politica quattro anni prima della fondazione della Repubblica popolare; con la seconda, nel 1981, Deng Xiaoping spianò la strada alle politiche di apertura e riforme della nuova Cina con un giudizio sull’operato del Grande Timoniere, valutato “per il 70% giusto e per il 30% sbagliato”.

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