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‘Qui crolla tutto’. Sigilli all’altro Ponte Morandi

Quattro arresti a Catanzaro. ‘Con questo materiale l’abbiamo fatto. E casca tutto...’

Il Ponte Morandi di Catanzaro (Keystone)
3 novembre 2021
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“...al Morandi con questo materiale l’abbiamo fatto... e casca tutto". Così parlavano, in un frammento del contenuto di un’intercettazione, gli addetti ai lavori di manutenzione del Viadotto Bisantis - meglio conosciuto come Morandi dal nome del progettista, padre del viadotto sul Polcevera crollato nel 2018 a Genova, porta d’ingresso alla città di Catanzaro - della malta scadente utilizzata per risparmiare sui costi. In sei sono finiti nelle maglie dell’operazione Brooklyn condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Dda del capoluogo calabrese che ha portato al sequestro, con facoltà d’uso del ponte e della galleria Sansinato sulla statale 280 "dei due mari”.

Le ordinanze

Quattro gli arrestati: due fratelli imprenditori, Eugenio e Sebastiano Sgromo e un ispettore della Gdf Michele Marinaro in carcere e Rosa Cavaliere, collaboratrice dei due imprenditori ai domiciliari. Per altri due indagati è stata disposta l’interdizione dalla professione: Silvio Baudi, di 43 anni, ingegnere, dipendente Anas (sei mesi), e Gaetano Curcio, di 42, geometra (nove mesi). Il Gip di Catanzaro che ha firmato le ordinanze ha anche disposto il sequestro preventivo di tre società di costruzione e di oltre 200mila euro quale profitto dei reati contestati che sono, a vario titolo, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, corruzione in atti giudiziari, associazione per delinquere, frode nelle pubbliche forniture, con l’aggravante di aver agevolato associazioni di tipo mafioso.

Le indagini dei finanzieri hanno permesso di acquisire gravi indizi a carico dei due imprenditori attivi nel settore delle costruzioni e dei lavori stradali, ritenuti vicini a una cosca di ’ndrangheta del lametino come emerso nell’ambito dell’operazione “Basso Profilo” e come confermato da un pentito. I due, evidentemente consapevoli del rischio di incorrere in misure di prevenzione di natura patrimoniale, hanno dato vita a società intestate fittiziamente alla loro collaboratrice mantenendone, però, il controllo di fatto.

I dialoghi

Ed è stata proprio una di queste società ad aggiudicarsi i lavori di manutenzione straordinaria per il ripristino del calcestruzzo del ponte Morandi e di rifacimento dei muri di un tratto della Strada statale 280. Da qui, per superare problemi finanziari, con la complicità del direttore dei lavori e di un ingegnere dell’Anas, l’utilizzo nelle lavorazioni di un tipo di malta scadente e più economico di quello inizialmente utilizzato, come emerge anche dal breve dialogo, agli atti, con un fornitore. “Secondo lui dice non va bene. Perché noi al Morandi con questo materiale l’abbiamo fatto... e casca tutto“, dice il capo cantiere del Ponte Morandi. "(Direttore tecnico): A me serve nu carico 488 urgente, altrimenti devo vedere...devo mettere quella porcheria di******* qui sui muri eh.., che c’hanno stoccato per Catanzaro nu...nu bilico...però vorrei evitare ste simbrascugli... "(Rappresentante ditta fornitore): eh...fai...fai...fai...fai una figura di merda... perché quel prodotto non funziona”. "(Direttore tecnico): che prodotti stai usando? Gli ho detto sto usando *******. Ma purtroppo perché è una questione finanziaria. Gli ho spiegato io è come su? Fanno cagare...(sorride)”.

Coinvolta anche la Finanza

In carcere è finito anche un ispettore della Guardia di Finanza, già coinvolto nell’operazione “Rinascita-Scott”, ora indagato per corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto d’ufficio che, quando era in servizio alla Dda di Catanzaro, in cambio di utilità di vario genere, avrebbe informato costantemente i fratelli Sgromo dello sviluppo del procedimento nei loro confronti.

L’Anas, proprietaria dell’infrastruttura oggetto da anni di lavori, in relazione al sequestro probatorio ha reso noto di essere stata nominata custode giudiziario dell’infrastruttura “al fine di garantire il corretto mantenimento delle opere per le ulteriori verifiche da parte dell’Autorità giudiziaria e per assicurare la continuità nell’uso delle opere aperte al traffico“. L’azienda, inoltre, ha manifestato la disponibilità a fornire tutta la "necessaria collaborazione agli inquirenti”, confermando "la sicurezza statica delle opere, poiché - è precisato in un comunicato - il sequestro riguarda il risanamento di alcune porzioni delle infrastrutture, senza impatto per la viabilità. Entrambe le opere sono aperte al traffico”.

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