Estero

Assassinare il cronista e farla franca

Nel mondo rimangono impunite nove uccisioni di giornalisti su dieci

(Ti-Press)
3 novembre 2021
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Nove assassinii su dieci di giornalisti non vengono perseguiti e il livello di impunità per i delitti commessi è dell’87%. Cronisti minacciati e vittime anche di querele temerarie, che quasi sempre finiscono in assoluzioni. Sono alcuni dei dati emersi dalla tavola rotonda internazionale su “Come fermare i reati contro i giornalisti” organizzata dall’associazione “Ossigeno per l’Informazione”, su mandato dell’Unesco, nell’aula magna del Siracusa international institute for criminal justice and human rights.

È stato Tawfik Jelassi, assistente del direttore generale dell’Unesco a fornire numeri impressionanti: “Ci sono stati 400 assassinii di giornalisti negli ultimi due anni – ha detto – e negli ultimi due giorni sono morti tre giornalisti in Messico e nelle Filippine. I 139 professionisti uccisi in America Latina tra il 2011 e il 2020 avevano ricevuto minacce”.

In Italia, segnala Alberto Spampinato, presidente di “Ossigeno per l’Informazione”, il tasso di “impunità sulle aggressioni subite dai giornalisti oscilla intorno al 93 per cento”. Spampinato invita a “mettere in campo le buone pratiche e le raccomandazioni per trovare le ricette con cui intervenire”.

E chi quelle minacce le vive sulla propria pelle non ha voglia di arrendersi, ma lancia l’allarme: “Il mondo dell’informazione subisce oggi attacchi mai registrati prima: da mafiosi, corrotti, piazze, pezzi di politica e pezzi di economia”, afferma Michele Albanese, cronista del Quotidiano del Sud nel mirino della ’ndrangheta che stava progettando un attentato dinamitardo nei suoi confronti. Confessa la “paura per la famiglia”, ma “per la mia terra sono disposto a dare la vita” e resta “un uomo libero nonostante le minacce, grazie all’intervento dello Stato”.

Querele temerarie

“In diciotto anni – racconta Marilù Mastrogiovanni, giornalista autrice di inchieste e fondatrice de ‘Il Tacco d’Italia’, minacciata dalla criminalità organizzata pugliese – ho avuto vari tipi di ostacoli al mio lavoro: dalle minacce fisiche a quelle online, dalla devastazione della redazione ai furti. Senza considerare almeno un centinaio tra querele temerarie e diffide. Ma mai una condanna. Ho subito l’oscuramento del mio giornale online per 45 giorni. Poi è stato dissequestrato, ma per questa violenta azione nessuno paga”.

Per Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, “il giornalista a volte non è tutelato dalla testata giornalistica” e a volte “i temi come corruzioni e mafie forse non sono ritenuti significativi da alcuni editori che hanno evidentemente interessi diversi”, mentre invece il cronista “deve poter svolgere in piena serenità i compiti che la democrazia gli affida”. E ipotizza un intervento legislativo: “Quando viene chiesto il risarcimento – spiega – se la querela è temeraria, il soggetto che ha citato in giudizio il giornalista, se ha torto, dovrebbe essere condannato al doppio del risarcimento del danno richiesto”.

Per il procuratore generale della Cassazione, Cesare Salvi, “il percorso dell’Italia a tutela dell’informazione non è completo: siamo in cerca di equilibrio per una garanzia della libertà morale del giornalista, ma è certo che la minaccia di sanzioni civili e penali non può influire sulla libertà morale”. E intanto Han Moral, segretario generale dello Iap (Associazione Internazionale dei Procuratori), annuncia la nascita di una piattaforma internazionale dove i magistrati potranno collaborare seguendo le linee guida elaborate per i pubblici ministeri nei procedimenti per i reati elaborate dall’Unesco. Un primo corso si terrà l’anno prossimo a Siracusa.

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