Estero

L’Iran annuncia il ritorno ai negoziati sul nucleare

Erano bloccati da giugno, dopo l’elezione del falco Raisi. Ancora nessuna conferma ufficiale da parte dell’Ue.

Il presidente iraniano Ebrahin Raisi
(Keystone)
27 ottobre 2021
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Istanbul – La data precisa dovrebbe essere resa nota solo la prossima settimana, ma l’Iran ha annunciato che tornerà al tavolo delle trattative sul nucleare a Vienna dopo uno stallo durato dal giugno scorso, quando alla presidenza iraniana è stato eletto il falco Ebrahim Raisi. “Abbiamo trovato un accordo per riprendere il negoziato entro la fine di novembre" ha scritto su Twitter il vice ministro degli Esteri e capo negoziatore di Teheran Ali Bagheri, dopo aver incontrato a Bruxelles il segretario generale del servizio di azione estera dell’Ue Enrique Mora.

Nessuna conferma ufficiale, per ora, dalla Ue. Un portavoce della Commissione, interpellato dall’ANSA, ha detto che l’Unione "come sempre annuncia ogni imminente riunione a Vienna quando è appropriato farlo. Non c’è nulla da annunciare per ora”. Fonti europee spiegano come qualsiasi summit può essere annunciato solo se tutti i partecipanti sono informati e hanno concordato una data. E ciò non è ancora avvenuto.

Il contesto

Il tweet del capo negoziatore iraniano apre comunque uno squarcio di luce nel clima cupo dei rapporti tra la Repubblica islamica e l’Occidente che sembra regnare da quando Raisi ha preso le redini del governo a Teheran. Dallo scorso aprile, l’Iran aveva partecipato alle trattative per riportare gli Usa all’interno dell’accordo siglato nel 2015 con Russia, Francia, Cina, Regno Unito, Germania e Unione Europea. Ma i colloqui si erano interrotti proprio a giugno dopo l’elezione del nuovo presidente ultraconservatore.

L’accordo trovato nel 2015 prevede un impegno da parte dell’Iran a limitare l’arricchimento dell’uranio e permettere ispezioni sul suo programma nucleare in cambio della rimozione delle sanzioni da parte di Unione Europea e Usa. Ma nel 2018 l’allora presidente americano Donald Trump scelse di ritirare gli Stati Uniti e di imporre nuovamente sanzioni economiche all’Iran, sostenendo che l’accordo non era riuscito a limitare realmente il potere nucleare di Teheran e la sua influenza nella regione. Per reazione, la Repubblica Islamica, allora guidata dall’ex presidente Hassan Rohani, annunciò la ripresa dell’arricchimento dell’uranio l’anno successivo mentre l’economia iraniana veniva duramente colpita dalle sanzioni introdotte da Trump.

Una strada irta di ostacoli

Per rimarcare una netta differenza con il predecessore, il nuovo presidente americano Joe Biden ha manifestato subito dopo la sua elezione la volontà degli Usa di tornare all’accordo, ma la strada si è rivelata più difficile del previsto. L’inviato Usa per l’Iran, Robert Malley, ha parlato solo lunedì di una “fase critica” negli sforzi per tornare alle trattative, mentre l’Iran chiede a Biden, senza per ora ottenere risposte, che gli Usa scongelino fondi per 10 miliardi di dollari derivanti dall’esportazione di petrolio iraniano ma bloccati in varie banche straniere a causa delle sanzioni.

Da settimane il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Mariano Grossi, ha espresso l’intenzione di voler visitare Teheran per aprire un dialogo con la nuova amministrazione ma per ora non è ancora stata confermata alcuna data. Grossi ha anche lamentato persistenti problemi relativi al monitoraggio dell’attività nucleare iraniana. La prossima riunione del consiglio dell’Aiea è in programma a Vienna tra il 22 e il 26 novembre.

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