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Estradato a Miami l’uomo di Maduro

Alex Saab era a Capo Verde. Caracas blocca il dialogo con l’opposizione

Un manifesto in favore di Alex Saab (Keystone)
17 ottobre 2021
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Le relazioni fra Stati Uniti e Venezuela sono tornate al rosso vivo dopo l’estradizione da Capo Verde verso Miami, in Florida, di Alex Saab, inviato chiave del presidente Nicolás Maduro, accusato dalla giustizia Usa di avere realizzato operazioni di riciclaggio per centinaia di milioni di dollari, utilizzando anche il sistema bancario americano. Appena avuta conferma della partenza dell’aereo del Dipartimento della Giustizia Usa dall’isola di Sal, il Venezuela ha denunciato il “sequestro” di Saab da parte di Washington in complicità con Capo Verde.

La reazione dei fedelissimi

Subito dopo il presidente dell’Assemblea nazionale (An), Jorge Rodríguez, ha dichiarato che si è trattato di una “azione illegale e disumana, dannosa per il diritto internazionale” che “costituisce un nuovo atto di aggressione degli Usa contro il Venezuela”. In segno di protesta Rodríguez ha annunciato la sospensione della partecipazione del governo al quarto round di dialogo con l’opposizione venezuelana che doveva cominciare oggi in Messico. Inoltre la polizia ha prelevato dalla loro residenza di Caracas, dove erano agli arresti domiciliari, sei cittadini americani ex dirigenti di Citgo, filiale americana della compagnia petrolifera Pdvsa, per trasferirli in un a località sconosciuta.

Esulta il colombiano Duque

L’avvenuta estradizione è stata invece salutata dal leader dell’opposizione Julio Borges, coordinatore nazionale di Primero Justicia. Si tratta, ha detto, di “un passo fondamentale per portare alla luce la corruzione e i saccheggi del regime venezuelano". Da parte sua il presidente colombiano Iván Duque ha sostenuto che la vicenda costituisce "un trionfo della lotta al narcotraffico, al riciclaggio e alla corruzione propiziata dalla dittatura di Maduro”.


Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro (Keystone)

Chi è Saab

Saab, 49 anni, ha ottenuto la cittadinanza venezuelana, gestendo per molti anni con grande discrezione per conto di Caracas una complessa rete di relazioni internazionali, volta a rendere possibili i progetti di assistenza sociale e alimentare (Clap) del governo venezuelano. Questa attività è stata però interrotta all’improvviso il 12 giugno 2020 con l’arresto a Capo Verde di Saab insieme al suo socio Alvaro Pulido durante uno scalo tecnico in un viaggio che doveva portarlo in Iran e Russia.

Per tentare di evitarne l’estradizione, oltre a contrattare legali di alto livello fra cui lo spagnolo Baltasar Garzón, Caracas ha prima rivelato che dal 2018 Saab aveva uno status diplomatico venezuelano, e poi lo ha inserirlo nella delegazione governativa che ha aperto in Messico un dialogo con l’opposizione guidata da Juan Guaidó. Dopo l’arrivo dell’aereo a Miami, Nicole Navas, portavoce del Dipartimento della Giustizia Usa, ha annunciato che Saab comparirà domani pomeriggio (la sera in Italia) davanti al giudice John J. O’Sullivan del tribunale federale Usa per il distretto meridionale della Florida dove gli saranno comunicate le imputazioni a suo carico.

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