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La guerra delle tv tra Germania e Russia

Google e YouTube silenziano Rt, la tv finanziata dal Cremlino per fare propaganda a Occidente. Mosca risponde: ‘Reagiremo allo stesso modo’

Vladimir Putin in uno studio di Russia Today (Keystone)
29 settembre 2021
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Nell’eterno dilemma se sia meglio Russia Today o una rappresaglia domani, Google ha scelto la seconda strada mettendo di mezzo anche la Germania, riproponendo il braccio di ferro di qualche mese fa tra Facebook e l’Australia e certificando che oggi la diplomazia non si fa solo tra Stati, ma anche con le grandi aziende.

Google ha bloccato i due account di YouTube (società di sua proprietà) dell’emittente russa in lingua tedesca foraggiata direttamente dal Cremlino. La ragione starebbe nelle ripetute violazioni dei termini di servizio sulla diffusione di notizie legate al Covid.

Quando la Russia era ancora Unione Sovietica e a litigare - dall’altra parte - non c’era un gigante del web, ma la Casa Bianca, il modo di trattare le notizie in stile Russia Today aveva un nome sinistro che metteva subito in bocca un sapore di vodka e Pravda: disinformatia, o disinformazia, insomma, propaganda.

I precedenti

Google non se n’è accorta ieri all’improvviso, ma già da tempo limita in qualche modo l’affondo del canale di news russo a Occidente. Nel 2017, l’amministratore delegato Eric Schmidt aveva dichiarato che sia Rt (l’abbreviazione usata anche per mascherare il legame diretto con Mosca) che l’agenzia di stampa Sputnik (anch’essa finanziata dal Cremlino) venivano deindicizzate nelle pagine: insomma, tolte dai risultati o perlomeno piazzate talmente in fondo alle pagine da risultare meno facili da incontrare e consultare.

Mosse di questo genere sono esattamente quelle che rendono labile il confine tra censura di bugie e di punti di vista, perché se è indubbio che Rt e Sputnik abbiano spacciato negli anni vere e proprie bufale per notizie solo per andare incontro agli interessi di Vladimir Putin, come ha osservato la presentatrice di Rt America Abby Martin, “Russia Today mostra un punto di vista dei fatti, proprio come fanno le tv mainstream americane”, evidentemente e inevitabilmente più vicine ai palazzi di Washington e a chi li frequenta.


Uno studio di Russia Today (Keystone)

Durante le ultime elezioni presidenziali francesi non bisognava essere fini conoscitori di quel che ruotava intorno all’Eliseo per capire che a Russia Today - come al Cremlino - Macron non stesse molto simpatico, e tutto o quasi (comprese allusioni alla sua sfera sessuale) era lecito pur di screditarlo e portare voti all’avversaria Marine Le Pen. Tante le segnalazioni arrivate negli anni sui più disparati argomenti, dalla crisi in Ucraina e Crimea al riscaldamento globale (trattato alla stregua di un capriccio da figli dei fiori fuori tempo massimo), a tal punto che nel Regno Unito l’authority sulla comunicazione ha più volte posto il problema dell’imparzialità smaccata di Rt.

Russia Today ha anche dato spazio a tesi complottistiche sulle scie chimiche, sugli attentati dell’11 Settembre e più o meno su tutto quello che offre la sponda a una lettura a rovescio dei fatti. Arrivati al Covid, Google ha deciso che la misura era colma e li ha fermati.

La reazione

La direttrice di Rt, Margarita Simonyan ha reagito, come prevedibile, senza dosare le parole: “Questa è una vera guerra mediatica dichiarata dalla Germania contro la Russia”. Il Cremlino le è andato dietro, scavalcandola nei toni e nei modi, definendo la vicenda “un atto di censura” che come risposta non potrà che avere un solo tipo di politica, la “tolleranza zero”. “I canali in lingua tedesca di Rt sono stati sottoposti a un atto di aggressione informativa senza precedenti da parte di YouTube, commesso con l’evidente connivenza, se non su insistenza, della parte tedesca“, ha dichiarato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov: “L’obiettivo dell’aggressione è ovvio: strozzare due fonti d’informazione, seguite da oltre 700mila utenti, che non si adattano a uno sfondo mediatico comodo per le autorità tedesche”. Rt è in effetti molto seguita in Germania. Inoltre, Ruptly, l’agenzia video della holding russa, ha la propria sede a Berlino. Insomma, una presenza decisamente solida nel panorama informativo tedesco.

La Germania ha però ribadito di non aver alcun ruolo nella disputa. “Si tratta di una decisione di YouTube che non ha nulla a che vedere con il governo tedesco. E chi lo mette in dubbio si avvia sul terreno delle teorie complottiste”, ha detto il portavoce dell’esecutivo Steffen Seibert.

Anche se è difficile credere che non ci siano stati contatti con Berlino, YouTube avalla la versione di Seibert, spiegando come la piattaforma video più nota del web abbia sempre avuto norme per la community chiare, che delineano senza margini di dubbio ciò che è consentito pubblicare: “Rt Germania ha ricevuto un avvertimento per il caricamento di contenuti che violavano la nostra politica di disinformazione relativa al Covid e ciò ha comportato la sospensione del loro diritto di pubblicazione; durante questa sospensione hanno cercato di eludere l’esecuzione utilizzando un altro canale e, di conseguenza, entrambi i canali sono stati chiusi per violazione dei termini di servizio", recita la nota di YouTube.

Il Roskomnadzor, l’autorità russa per le telecomunicazioni, ha chiesto a Google di sbloccare l’accesso ai canali YouTube di Rt, pena il blocco dell’intero servizio in Russia (già sotto tiro per aver diffuso i contenuti del dissidente Alexei Navalny). Un muro contro muro, che apre un altro fronte: quali possono essere i limiti di manovra di un media russo in un Paese terzo. Mosca ha già promesso rappresaglie. “L’adozione di misure di ritorsione simmetriche contro i media tedeschi in Russia, ripetutamente condannati per aver partecipato all’interferenza negli affari interni del nostro Paese, sembra non solo appropriata, ma necessaria”. Per spaventare un Paese una volta serviva una minaccia nucleare, ora basta lo stesso avviso di una mamma esasperata da una serie di brutti voti: “Ti tolgo internet”.

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