Estero

Italia, in piazza per i diritti delle donne afghane

Sono molte le città che hanno visto un folto gruppo di militanti scendere in strada con il supporto di associazioni, movimenti e sindacati

(Twitter)
25 settembre 2021
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Da Roma a Milano, da Venezia a Bari, da Lecce ad Olbia sono state tante le piazze che oggi hanno ospitato le donne italiane scese al fianco delle donne afghane, con il supporto di associazioni, movimenti e sindacati.

“Siamo pronte a dare spazio e voce alle donne afghane che sono qui con noi, per una battaglia di libertà“. E’ iniziata così a piazza del Popolo a Roma la manifestazione "Oggi più che mai #Nonlasciamolesole”, iniziativa "nata da una assemblea di donne, non abbiamo nessuno dietro, è una piazza femminista, è una iniziativa nata dal basso”.

In piazza anche i militanti della fondazione Pangea, con P disegnata sulla mano, “la stessa P che nei giorni drammatici della presa dei talebani è diventata un simbolo: il lasciapassare verso la libertà disegnato sulla mano di molte donne e uomini accalcati all’aeroporto”.

“Per tutte e tutti loro, dal palco chiediamo - hanno spiegato le organizzatrici - che i diritti delle donne non siano argomento di negoziazione né retrocedano rispetto a quanto era stato conquistato in Afghanistan: istruzione, lavoro e possibilità di manifestare per tutte e tutti; che le donne possano partecipare alla vita politica e siano nei tavoli internazionali sui processi di mediazione di pace per l’Afghanistan come richiede la risoluzione Onu 1325 su Donne Pace e Sicurezza; un Osservatorio permanente sui diritti delle donne in Afghanistan, al ministero Affari Esteri e all’Onu, per monitorare la condizione femminile e intervenire sulle violazioni; un piano straordinario di evacuazione umanitaria per chi vuole lasciare il paese, con particolare attenzione alle donne che hanno maggiori difficoltà a trovare vie di fuga in maniera protetta; un piano di accoglienza in Italia dei richiedenti asilo che rispetti le questioni di genere e che tenga conto delle storie di violenza che vivono le donne nei paesi di provenienza, durate il transito e all’arrivo”.

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