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Strage di Bologna: due testimoni svizzere

Le donne entrambe in videocollegamento hanno risposto a domande sui conti di Licio Gelli

I soccorsi dopo la strage (Wikipedia)
22 settembre 2021
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I conti svizzeri di Licio Gelli, Umberto Ortolani e Marco Ceruti, dove secondo la Procura generale di Bologna sono transitati i soldi che sono serviti a finanziare l’attentato del 2 agosto 1980, hanno tenuto di nuovo banco nel corso dell’udienza odierna del nuovo processo sulla strage del 2 agosto 1980, che vede come principale imputato l’ex Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini.

In aula, grazie a un videocollegamento con Ginevra, sono state ascoltate due testi, entrambe svizzere, Michéle Agnolini, ex dipendente della banca Ubs di Ginevra, che conobbe Gelli, Ortolani e Ceruti, occupandosi dei loro conti e poi Alixe Francotte Conus, ex amministratrice della società Oggicane (dopo l’uscita dell’avvocato Michel De Gorsky), tramite la quale l’allora capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, Federico Umberto D’Amato, acquistò e gestì un lussuoso appartamento a Parigi. Secondo gli inquirenti potrebbe essere stato acquistato con soldi ricevuti da Gelli e Ortolani per organizzare la strage.

Il caso

Agnolini, già sentita nel 1984 dal giudice di Ginevra e poi nel dicembre 2018 dai magistrati della Procura generale, pur tra numerosi “non ricordo“ ha confermato sostanzialmente le dichiarazione rese nei precedenti verbali. Una novità emersa oggi dalle sue parole, considerata “eccezionale” dai Pg, e che dietro il conto cifrato ‘Federico’ si nascondeva Arrigo Lugli, cambiavalute legato a Gelli, Ortolani e ad ambienti della P2. La teste ha detto che fu Ortolani a presentarle Gelli e che il capo della P2 aprì un conto tra il 1978 e il 1979. "Aprì il suo conto con una cifra sostanziosa e poi ha continuato ad avere entrate sempre più regolari e considerevoli”. Incalzata dai pg ha anche confermato che Ortolani le disse di non chiedere il passaporto a Gelli, perché aveva già avuto una "relazione bancaria con l’Ubs”.

Ceruti, imprenditore fiorentino e factotum del Venerabile, ricevette proprio da Gelli la somma per aprire il suo conto. “Ceruti - disse Agnolini nel 1984 - quando ha saputo che erano state fatte domande sul suo conto, lo ha vuotato fisicamente portando via il denaro. È stato nostro cliente solo per qualche mese”. Per i pg a Ceruti arrivò una parte del denaro destinato agli attentatori.


Licio Gelli (Keystone)

Gli intrecci

Nella primavera dell’81 dopo lo scandalo P2, ha confermato Agnolini, “Gelli venne in banca e disse che aveva problemi con il fisco italiano e la sinistra lo stava attaccando". Quindi le chiese di cambiare i riferimenti sul suo conto mostrandole un passaporto argentino con il nome Gori (cognome della madre). Dopo l’arresto di Gelli, Agnolini perse il suo posto di lavoro e fu spostata in amministrazione. La teste, su domanda delle parti civili, ha anche ricordato che Gelli le disse, a proposito di Roberto Calvi, che il banchiere "non si è suicidato, ma lo hanno suicidato”.

Il processo riprenderà il 29 settembre, e per l’udienza del primo ottobre, invece, è già stato disposto l’accompagnamento coatto di Sergio Picciafuoco, presente in stazione a Bologna il 2 agosto 1980 e in passato accusato, ma poi assolto in via definitiva negli anni ’90, di essere stato uno degli esecutori dell’attentato.

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