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I talebani: ‘Prima riconosceteci, poi i diritti’

Minaccia del mullah alla comunità internazionale dopo le accusa sulla condizione delle donne

Una donna con il burqa (Keystone)
20 settembre 2021
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Se la comunità internazionale non riconoscerà la legittimità del loro governo in Afghanistan, i Talebani non affronteranno le questioni legate ai diritti umani, a partire da quelli delle donne. Da Kabul, dove dopo molti rinvii si prepara la cerimonia inaugurale dell’esecutivo ad interim, i mullah lanciano il loro ricatto al mondo. “Finché non verremmo riconosciuti e" i Paesi stranieri “continueranno a criticarci sui diritti umani, lo considereremo un approccio unilaterale. Sarebbe opportuno che ci trattassero responsabilmente e riconoscessero il nostro governo attuale come amministrazione” legittima dell’Afghanistan. "Solo dopo potranno condividere ufficialmente le loro preoccupazioni con noi e noi le affronteremo”, ha avvertito parlando a Tolo News Zabihullah Mujahid, portavoce dell’autoproclamato Emirato islamico d’Afghanistan e viceministro dell’Informazione e della Cultura del governo dei sedicenti studenti coranici.

La minaccia giunge dopo che ieri il capo della delegazione Ue in Afghanistan, l’ambasciatore Andreas Von Brandt, aveva espresso forte preoccupazione per i diritti delle donne, specie alla luce della riapertura delle scuole solo a studenti e docenti maschi e dell’allontanamento dalle pubbliche amministrazioni delle dipendenti donne. Decisioni giunte insieme alla soppressione del ministero degli Affari Femminili, sostituito da quello per la Promozione della Virtù la Prevenzione del Vizio, ricostituito dopo vent’anni.

L’allarme dell’Europa

“I diritti umani sono minacciati in Afghanistan, in particolare il diritto all’educazione e il diritto al lavoro”, aveva avvisato Brandt. E anche la Commissione indipendente per i Diritti Umani dell’Afghanistan (Aihrc) aveva lanciato l’allarme, spiegando di non essere più riuscita a compiere la sua attività di monitoraggio nel Paese dopo la presa del potere da parte dei Talebani, che ne hanno anche occupato la sede a Kabul. Intanto, dopo giorni di rinvii e versioni contrastanti, a Kabul sembra essere ormai alle porte la cerimonia di insediamento dell’esecutivo ad interim, annunciato due settimane fa, con la nomina di una commissione ad hoc per organizzare l’evento.

A sbloccare l’impasse sarebbe stato il ritorno nella capitale del vicepremier Abdul Ghani Baradar, che secondo fonti ufficiali talebane ha partecipato oggi ufficialmente ai primi incontri di governo dopo la sua misteriosa assenza dalla capitale. Un allontanamento che sarebbe derivato da un duro scontro all’interno della leadership dei mullah con gli esponenti della rete Haqqani. Un violento diverbio culminato secondo alcune ricostruzioni in uno scontro fisico, durante il quale Baradar sarebbe anche rimasto ferito, finendo poi per essere ricoverato nella sua roccaforte di Kandahar. Ma la rottura, sempre smentita a livello ufficiale, sembra ora comunque messa da parte in vista della complicata partita del confronto con la comunità internazionale.

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