Estero

Il Libano ha un governo dopo 13 mesi di vuoto

Manca il sì, scontato, del Parlamento. Entreranno in carica 24 ministri fra cristiani e musulmani. Ma non c'è nessuna donna

Il futuro primo ministro Najib Miqati
(Key)
10 settembre 2021
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Dopo 13 mesi di vuoto istituzionale, il Libano ha finalmente un nuovo governo. Anche se serve ancora il sì - scontato - del Parlamento, il nuovo esecutivo sarà presieduto da Najib Miqati, da quasi due mesi alle prese con una difficile mediazione tra i partiti politici per la spartizione delle poltrone ministeriali.

Miqati avrà lo scopo prioritario di negoziare con le istituzioni finanziarie internazionali l'accesso alle risorse per far uscire il Libano dalla peggiore crisi economica degli ultimi decenni. "Non formo un governo ma una squadra di lavoro al servizio dei libanesi", ha detto il neo premier, che ha incassato il modesto ottimismo del mercato valutario (la lira locale ha guadagnato qualche punto rispetto al dollaro) e il tiepido appoggio dell'Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell: "Ora è fondamentale affrontare le attuali crisi economiche, finanziarie e sociali, attuare le riforme attese da tempo e prepararsi alle elezioni del 2022".

Il nuovo esecutivo è formato da 24 ministri, ripartiti tra personalità cristiane e musulmane. Ma non ha nessuna donna tra le sue file. Una circostanza che ha suscitato dure reazioni da parte di attivisti della società civile libanese, indignati per quella che hanno definito "la talebanizzazione delle istituzioni" del paese.

Il governo è diviso in tre blocchi politici tra loro alleati: uno controllato dagli Hezbollah sciiti e filo-iraniani e che hanno in mano, tra l'altro, i dicasteri chiave delle Finanze e dei Lavori pubblici; un blocco espressione del potere del presidente cristiano maronita Michel Aoun, stretto alleato di Hezbollah e vicino al regime siriano e che controlla altri ministeri sensibili come Energia, Difesa, Giustizia; un terzo del premier Miqati e del leader druso Walid Jumblatt e che si è assicurato, oltre alla presidenza del Consiglio, anche i ministeri dell'Economia e degli Interni.

Miqati, 66 anni, originario di Tripoli nel nord del Paese, è stato già due volte premier negli anni passati: dal 2004 al 2005 e dal 2011 al 2014. Ed è indicato come uno degli uomini più ricchi di tutto il Medio Oriente. Il premier vanta ottime relazioni con il presidente siriano Bashar al Assad.

Negli ultimi due anni Miqati è stato più volte accusato di atti di corruzione e clientelismo, ed è uno dei leader politici libanesi fortemente contestati dal movimento di protesta scoppiato nell'autunno del 2019 in corrispondenza del palesarsi della crisi economica.

Proprio i leader del movimento di contestazione ribadiscono nei media indipendenti e sui social che "la nascita del governo Miqati non è un segnale di cambiamento né di riforme", ma è il frutto del "consolidato meccanismo clientelare di spartizione delle risorse di un "paese fallito".
 
 

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